Guerra in Ucraina Il Parlamento europeo vuole l'embargo totale di gas e petrolio

SDA

7.4.2022 - 21:21

Roberta Metsola (foto d'archivio).
Roberta Metsola (foto d'archivio).
KEYSTONE/EPA/JULIEN WARNAND

D'ora in poi ogni tentennamento sullo stop all'energia russa sarà imputabile esclusivamente all'esecutivo dell'Ue e ai governi dei Paesi membri.

7.4.2022 - 21:21

Il Parlamento europeo, in una risoluzione destinata a creare uno spartiacque nel percorso delle sanzioni contro Mosca, ha chiesto a Bruxelles di applicare l'embargo «totale e immediato» all'energia russa.

A tutte le fonti che l'Europa importa: carbone, petrolio e soprattutto gas. Il sì di Strasburgo è giunto proprio mentre alla riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri si consumava una nuova frenata sull'ok al quinto pacchetto di sanzioni, che include il carbone. L'approvazione, comunque, è arrivata in serata al termine di una nuova riunione del Coreper.

Ursula von der Leyen nelle prossime ore potrà così portare al cospetto di Volodymyr Zelensky un passettino in avanti fatto da Bruxelles. La presidente della Commissione Ue sarà nella capitale ucraina con l'Alto Rappresentante per la Politica Estera Josep Borrell.

«Voglio inviare un messaggio di incrollabile sostegno al popolo ucraino e alla sua coraggiosa lotta per i nostri valori comuni», ha sottolineato von der Leyen dalla Svezia, da dove ha iniziato il lungo viaggio per Kiev.

Due i nodi centrali

A Bruxelles i tecnici delle capitali europee sono stati impegnati ore a limare tutti i nodi del quinto pacchetto di sanzioni. Due, innanzitutto. Quello relativo alle eccezioni inserite nel divieto di accesso ai porti europei per le navi russe, che ha incontrato i dubbi di Grecia e Polonia. E quello relativo ai contratti esistenti tra le aziende europee e Mosca sull'import di carbone.

L'Ue si è resa conto che un embargo totale e immediato avrebbe comportato ingenti penalità. La Germania, maggior importatrice di carbone russo in Ue, ha chiesto e ottenuto un dilazionamento dell'inizio dell'embargo. Così lo start, per chi ha contratti in essere sul carbone, sarà ad agosto.

La proposta tedesca è stata accettata anche per una considerazione: lo stop al carbone è il primo nel comparto energetico ma non costerà molto a Mosca. A fare male a Vladimir Putin saranno solo il «no» al petrolio e soprattutto al gas. Il pressing sull'Ue aumenta sempre di più e arriva non solo dagli alleati occidentali e da Kiev, ma anche dal Parlamento europeo.

Un emendamento sottoscritto da Ppe, S&D, Renew, Greens e Ecr e inserito nella risoluzione sul Consiglio europeo dello scorso marzo ha proposto di sostituire alle parole «embargo il prima possibile» le più nette «embargo immediato e totale»: 413 eurodeputati hanno detto sì, a fronte di 93 contrari e 43 astenuti.

La risoluzione è stata poi votata nel suo complesso da 513 europarlamentari. «Colleghi, questo è un momento significativo, la nostra posizione è chiara», ha scandito la presidente del Pe Roberta Metsola tra gli applausi dell'Assemblea.

Bruxelles dovrà trovare, al più presto, soluzioni alternative sia dal punto di vista delle forniture sia per mitigare l'impatto sui prezzi. Solo così Paesi come Germania, Austria e Ungheria potranno essere convinti. Anche perché l'inserimento già ora nella black list di Katerina Tikhonovna e Maria Vorontsova, le due figlie di Vladimir Putin nate dal suo primo matrimonio, difficilmente soddisferà Kiev.

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