CoronavirusIn Francia niente app ma «angeli custodi»
ATS
3.5.2020 - 21:43
Niente da fare in Francia per StopCovid, l'app per smartphone che avrebbe dovuto tracciare i positivi al Covid-19 e chiunque fosse venuto a contatto con loro.
Polemiche a non finire fra garanti della privacy e sostenitori del primato della salute pubblica hanno avuto ragione dei tentativi di varare l'applicazione. Che per l'11 maggio, giorno della riapertura, non sarà pronta.
La Francia si affida quindi alle «brigate di angeli custodi», gruppi di volontari che si stanno formando in fretta e furia e ai quali il parlamento deve ancora dare il suo via libera. Saranno loro ad andare a reperire i positivi indicando loro il percorso di protezione.
Il lavoro del GPS lo faranno i medici curanti e i pazienti risultati positivi, con i primi che consegneranno un formulario ai contagiati con la raccomandazione di riflettere e riportare tutte le persone che ricordano di aver potuto infettare, risalendo fino a 48 ore prima della comparsa dei sintomi.
I 5'000 angeli custodi, a quel punto – formati fra il personale medico, della previdenza, della Croce Rossa e delle unità di assistenza sociale – dovranno recarsi dal paziente positivo per chiarire di che entità sia stato ogni contatto. Quindi, rintracciare ognuno dei contatti a rischio per informarli della loro potenziale esposizione al virus e consigliare loro tampone immediato e 14 giorni di confinamento.
Ammesso che la persona contattata accetti e che la Francia sia in grado per l'11 maggio di effettuare i 700'000 test settimanali – finora merce introvabile – che sono indispensabili per far funzionare tutto il sistema.
Giovedì, il ministro della salute Olivier Véran potrebbe dare il via libera definitivo alla riapertura per l'11, un provvedimento che riguarda direttamente tutti i francesi: niente più autocertificazione, riapertura graduale delle scuole, ripresa dei trasporti, spostamenti senza doversi giustificare fino a 100 km, assembramenti o cene, pur con tutte le cautele del caso, fino a 10 persone.
Ma a una settimana dall'attesissima fine del lockdown, i piani del governo sono complicati anche dalla presa di posizione di oltre 300 sindaci della regione di Parigi, guidati da quella della capitale Anne Hidalgo: chiedono «solennemente» allo Stato di rinviare l'apertura delle scuole, secondo loro prevista in base a un calendario e a condizioni «impossibili da rispettare».
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