Francia La sfida di Macron, avviate nuove consultazioni senza la Gauche

SDA

28.8.2024 - 06:00

Secondo round di consultazioni in Francia senza il Nuovo Fronte Popolare, la coalizione della gauche che ha ottenuto la maggioranza relativa alle legislative. 

Il presidente francese Emmanuel Macron strizza l'occhio all'Eliseo mentre la coalizione di sinistra francese lo accusa di negare la democrazia dopo aver respinto il candidato del Nuovo Fronte Popolare a formare un nuovo governo dopo le inconcludenti elezioni del mese scorso, martedì 27 agosto 2024 a Parigi.
Il presidente francese Emmanuel Macron strizza l'occhio all'Eliseo mentre la coalizione di sinistra francese lo accusa di negare la democrazia dopo aver respinto il candidato del Nuovo Fronte Popolare a formare un nuovo governo dopo le inconcludenti elezioni del mese scorso, martedì 27 agosto 2024 a Parigi.
KEYSTONE

Dopo 7 settimane dal voto, la crisi politica è nell'impasse, con Emmanuel Macron che ha dichiarato apertamente di voler «parlare soltanto con chi vuole agire nell'interesse del Paese», quindi – nella sua visione – non con La France Insoumise e il Rassemblement National, le due estreme.

Jean-Luc Mélenchon e i suoi lo sfidano: dialogo chiuso, conferma della volontà di chiedere la procedura di destituzione del presidente, convocazione di una «grande mobilitazione popolare» nelle piazze il 7 settembre, alla vigilia della cerimonia di chiusura dei Giochi Paralimpici di Parigi 2024, che si aprono mercoledì.

Castes non sarà nominata premier, ecco perché

Nonostante poco meno di due mesi di pressioni da parte del Fronte Popolare, la coalizione di socialisti, comunisti, Verdi e France Insoumise che ha ottenuto il maggior numero di seggi alle elezioni – pur rimanendo lontana di un centinaio di deputati dalla maggioranza assoluta -, Macron ha annunciato che non nominerà premier la candidata indicata da loro, Lucie Castets.

Così s'è espresso l'inquilino dell'Eliseo: «Un governo sulla base del solo programma e dei soli partiti» che compongono la coalizione di gauche «sarebbe immediatamente sfiduciato da tutti gli altri gruppi rappresentati nell'Assemblée Nationale».

«La stabilità istituzionale del nostro Paese impone di non accettare questa opzione», ha sentenziato il presidente.

Scatenando l'ira de La France Insoumise, che ha dato seguito alla sua minaccia di portare avanti la richiesta di destituzione del capo dell'Eliseo – una procedura comunque con pochissime possibilità di andare in porto – ed ha annunciato la protesta di piazza «dei francesi» fra 10 giorni.

Consultazioni, ma non con tutti i partiti

Macron non ha vacillato ed ha avviato martedì «un nuovo ciclo di consultazioni» per trovare un primo ministro, stavolta con i responsabili dei partiti, ma non tutti.

Niente estreme, con i Verdi e i comunisti solidali con Lfi ma i socialisti che tentennano. Al momento, il Ps non aderisce neppure alla convocazione della manifestazione di piazza.

Ad aiutare Macron in questa ricerca del premier che appare sempre più difficile, partecipano invece «personalità che si sono messe in luce con l'esperienza al servizio dello stato e della Repubblica».

Poco è trapelato in giornata di martedì sulle consultazioni di Macron all'Eliseo. Si sa che il presidente ha fatto colazione con François Bayrou, il centrista che tra i suoi fedelissimi è certo il più pratico di accordi e compromessi, poi ha ricevuto il gruppuscolo centrista Liot. Mercoledì vedrà i rappresentanti dei Républicains.

«La porta è aperta», ecco per chi

Prima di stringere davanti ai fotografi la mano del premier irlandese, Simon Harris, in visita all'Eliseo, il presidente ha risposto ad alcuni giornalisti presenti che gli chiedevano come procedesse la ricerca del premier: «I lavori proseguono», ha garantito Macron.

Aggiungendo: «La porta è aperta, io ricevo tutti coloro che vogliono davvero agire per l'interesse superiore del Paese».

La gauche non ci sarà, Verdi e comunisti seguono per ora il partito di Mélenchon sull'Aventino. Il segretario socialista, Olivier Faure, afferma anche lui di non voler essere «complice di una parodia di democrazia».

Ma nel partito sale la spinta di chi vorrebbe staccarsi dal Fronte Popolare e riprendere il dialogo con l'Eliseo.