Guerra in Ucraina Macron e Borrell sono d'accordo: «Kiev deve poter colpire in Russia»

SDA

28.5.2024 - 20:36

Il presidente francese Emmanuel Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron
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Dalla NATO all'UE, il passo è breve. Giusto il tragitto che separa il Consiglio dal quartier generale dell'Alleanza, nella periferia della capitale belga. Il dibattito se permettere o meno a Kiev di colpire obiettivi militari in territorio russo con le armi fornite dall'Occidente è stato infatti affrontato dai 27 ministri della Difesa, riuniti dall'alto rappresentante UE Josep Borrell.

Borrell che sostanzialmente giudica lecito «rimuovere le restrizioni», tant'è vero che «alcuni Stati membri» lo hanno fatto, cambiando dunque posizione «rispetto a poche settimane fa».

Il presidente francese Emmanuel Macron è stato ancora più esplicito. Kiev, ha detto nel corso della sua visita in Germania, deve poter «neutralizzare» le basi russe, sposando quindi la linea di Volodymyr Zelensky.

«I russi ci bombardano, avanzano a Kharkiv, noi arretriamo perché non possiamo rispondere ed è ingiusto», ha spiegato il presidente ucraino, a sorpresa a Bruxelles per la firma del trattato di assistenza col Belgio. Ma è una questione politicamente spinosa, controversa.

Le posizioni di Borrell – le stesse peraltro di Jens Stoltenberg, che ha preso parte al Consiglio Difesa dei 27 – hanno suscitato critiche, anche feroci, da parte di un bel pezzo dell'arco politico della vicina Penisola.

Decisione sovrana di ognuno degli Stati membri

Borrell ha chiarito che si tratta di una decisione sovrana di ognuno degli Stati membri e che l'UE non vuole (e nemmeno può) «forzare nessuno» in un senso o nell'altro. Le linee sono e restano differenti. L'Italia è vicina alla Germania (tra i più cauti), la Francia invece pende (a tratti) verso la Polonia e i Paesi del fianco est, alquanto interventisti.

I nordici (Paesi Bassi e Danimarca, ad esempio) sono più simili alla Gran Bretagna (che ha già dato l'ok a usare i suoi missili) e ora si attende, con una certa apprensione, la decisione degli Stati Uniti, finora fermamente nel campo di Berlino.

Sarebbe sbagliato però aspettarsi pubblici proclami. «Gli Stati membri, anche quando cambiano idea, non sono inclini a farlo sapere apertamente, per varie ragioni, sia di sicurezza che di natura politica», commenta una fonte UE.

Il Belgio promette 30 F-16, una mossa elettorale?

La campagna elettorale per le europee è in pieno svolgimento e in certi Paesi (come il Belgio) si vota pure per le politiche: non tutte le opinioni pubbliche sono apertamente favorevoli ad un maggior coinvolgimento nel conflitto in Ucraina. Prendiamo allora il Belgio.

Il premier Alexander de Croo, in conferenza stampa, ha dichiarato che le armi fornite a Kiev nel quadro dell'accordo di assistenza – dunque anche gli F-16, ben 30 da qui al 2028 – devono essere usate «all'interno del territorio ucraino».

Peccato che il testo in sé sia molto più sfumato poiché si parla di «utilizzo esclusivo» da parte dalle forze ucraine per «la sola difesa della propria integrità territoriale contro l'invasione russa e in conformità al diritto internazionale e umanitario».

Il che – come d'altronde prevede l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite – non esclude espressamente di colpire obiettivi militari nel campo nemico.

Da un parte la legge della guerra e dall'altra le scelte politiche

Insomma, da un parte la legge della guerra e dall'altra scelte politiche e strategiche, che devono bilanciare «i rischi di un'escalation» con la necessità degli ucraini di difendersi e potersi presentare «forti» al tavolo negoziale. Zelensky è stato molto chiaro.

Putin «non vuole» la conferenza di pace sul Bürgenstock (NW), sta cercando di «farla fallire», organizzando una piattaforma alternativa. Ed è proprio per questo che sarà importante presentarsi in Svizzera.

«Ai leader mondiali dico: venite, se avete idee diplomatiche alternative alle nostre presentatele», ha dichiarato Zelensky sottolineando che il silenzio «equivale a sostenere la guerra».

Biden in particolare «deve esserci»: «La sua assenza sarebbe un regalo per Putin, un vero applauso».