Elezioni Netanyahu e la destra vincono in Israele

SDA

3.11.2022 - 21:10

Benyamin Netanyahu stringe i tempi, sente i partner della coalizione di destra e si prepara a tornare al potere. Non più tardi della fine della settimana prossima dovrebbe avere l'incarico formale da parte del presidente Isaac Herzog al termine del giro di consultazioni del capo dello Stato con i partiti.

Benjamin Netanyahu e la moglie Sara si rivolgono ai sostenitori il 2 novembre.
Benjamin Netanyahu e la moglie Sara si rivolgono ai sostenitori il 2 novembre.
KEYSTONE/AP Photo/Tsafrir Abayov

A suo favore si esprimeranno il Likud, il Sionismo religioso dell'uomo nuovo della Knesset Itamar Ben Gvir e i due partiti religiosi: 64 seggi (su 120) che spianano la strada ad una maggioranza compatta, a totale trazione di destra, in grado di governare in apparenza senza scossoni e per l'intera legislatura.

Quella che sulla carta appare una solida stabilità politica – costata ben 5 elezioni in poco più di 3 anni – ha tuttavia un punto delicato: la partecipazione al governo Netanyahu del controverso leader della destra radicale Ben Gvir, forte di ben 14 seggi, in grado di alzare la voce e farsi ascoltare.

I risultati

Il primo partito è il Likud con 32 seggi, seguito dai centristi di Yair Lapid con 24 seggi, e da Sionismo religioso con 14 seggi che diventa così il terzo partito in ordine di grandezza.

In un annuncio alla stampa la responsabile dello spoglio dei voti Orly Ades ha detto che i risultati ufficiali saranno pubblicati mercoledì, quando saranno consegnati al capo dello Stato Isaac Herzog. Nel frattempo saranno compiute le ultime verifiche.

Secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale, il ‹Campo istituzionale› di Benny Gantz, centrista, è il quarto partito in ordine di grandezza con 12 seggi seguito dagli ortodossi sefarditi di Shas (11) e dagli ortodossi ashkenaziti dell'Unione della Torah (7).

Israel Beitenu – il partito laico di Avigdor Lieberman – ha ricevuto 6 seggi, mentre due liste arabe – gli islamici di Raam e il partito di sinistra Hadash-Taal – hanno conquistato entrambi 5 seggi. Il partito laburista di Merav Michaeli ha avuto 4 seggi.

Verifiche nei prossimi giorni

Gli aventi diritto di voto erano 6.788.804. La percentuale di voto è stata del 70,6 per cento. I voti validi sono stati 4.763.694. La soglia minima di ingresso alla Knesset del 3.25 per cento dei voti validi (equivalente a quattro deputati) è stata di 154.820 voti.

Nei prossimi giorni, ha spiegato Ades, saranno condotte ulteriori verifiche, anche alla luce di denunce di irregolarità giunte da diverse liste. Saranno anche riesaminate 3000 urne, per controllare che non siano avvenuti errori di computo. Tutto ciò potrebbe comportare correzioni e dunque i risultati ufficiali saranno divulgati solo mercoledì.

Le reazioni internazionali

Un pivot politico sul quale gli Usa e i Paesi del Golfo hanno acceso da subito un faro di attenzione vista la sua ideologia. Gli Emirati Arabi hanno fatto capire a Netanyahu i loro timori sulle ricadute per gli Accordi di Abramo. Ed oggi il governo Tory britannico di Rishi Sunak non è stato da meno, facendo sua la richiesta Usa al nuovo esecutivo israeliano di rispettare «i diritti delle minoranze».

Un segnale chiaro a Netanyahu e soprattutto al suo alleato Ben Gvir, di cui sono note il rigetto della soluzione a 2 Stati, la volontà di annettere la Cisgiordania (per di più senza diritti per i palestinesi), la messa all'indice degli arabi israeliani ritenuti «sleali» e la dichiarata intenzione di autorizzare le preghiere ebraiche sul Monte del Tempio a Gerusalemme (la Spianata delle Moschee) in violazione dello status quo.

Un cerino in un mare di benzina. Ma il governo di Sunak è andato oltre: si è rimangiato l'apertura fatta dal precedente primo ministro Liz Truss sul possibile spostamento dell'ambasciata britannica da Tel Aviv a Gerusalemme. Una mossa – la precisazione di Downing Street – non praticabile e che invece, quando era stata ipotizzata da Truss al premier Yair Lapid all'Onu, aveva riscosso il plauso da Gerusalemme.

In attesa di una possibile telefonata di Joe Biden impegnato nella campagna elettorale di Midterm, a congratularsi con Netanyahu è stato intanto l'ambasciatore Usa Tom Nides, pronto a rafforzare i legami del suo Paese con Israele. Lo stesso ha fatto – ma da altro versante – il presidente ungherese Viktor Orban, sottolineando che «tempi duri richiedono leader forti».

La reazione del centrosinistra

Le forze di centrosinistra hanno già espresso preoccupazione per i diritti civili sotto il nuovo esecutivo. Il deputato del Sionismo religioso Avi Maoz, in particolare, ha attaccato direttamente le Gay parade che si tengono in Israele.

In quel blocco che da maggioranza è diventato opposizione, le ore che hanno visto la certificazione dei risultati elettorali – con lo storico partito di sinistra Meretz fuori dalla Knesset per la prima volta dal 1992 – sono diventate quelle della resa dei conti.

Lapid – che si è congratulato con Netanyahu ed ha assicurato un'ordinata transizione dei poteri – è stato attaccato duramente dal leader dei Laburisti Merav Michaeli, che lo ha accusato di aver fatto una campagna elettorale centrata solo sul suo partito.

La leader di Meretz, Zehava Galon, ha attaccato sia Michaeli per non aver accettato un'alleanza elettorale sia Lapid. Una gestione del voto che alcuni hanno definito l'harakiri del centrosinistra.