Ci sono oppositori alla monarchia Non tutti piangono la Regina Elisabetta II

Di Christoph Meyer e Nick Kaiser, dpa

17.9.2022

Durante la sua visita in Giamaica, il 19 febbraio 2002, la Regina ha incontrato i Rasta Ziggy Soul e Lloyd «Juba» Johnson.
Durante la sua visita in Giamaica, il 19 febbraio 2002, la Regina ha incontrato i Rasta Ziggy Soul e Lloyd «Juba» Johnson.
Keystone

L'intera Gran Bretagna e il Commonwealth sono inconsolabili dopo la morte della Regina? Non è proprio così. Anche se non ci sono molte manifestazioni di gioia evidente, esse esistono. È dunque necessario fare un quadro della situazione che si è venuta a creare.

Di Christoph Meyer e Nick Kaiser, dpa

17.9.2022

Quanto successo intorno a un portapenne segnerà la fine della secolare monarchia britannica? Sembra un'esagerazione, ma il nuovo re britannico Carlo III non si è di certo fatto un favore quando, con sguardo truce e agitando le mani, ha ordinato di rimuovere tale contenitore che si trovava sul tavolo, e che a quanto pare era un regalo dei principi William e Harry, in modo che potesse firmare più agevolmente dei documenti.

Il filmato della scena della cerimonia di proclamazione di sabato 10 settembre è circolato su Twitter e molti utenti l'hanno commentato in modo critico. In diversi ritengono infatti di aver avuto così la conferma che la monarchia non ha futuro dopo la morte di Elisabetta II.

Sui media britannici sono state cercate invano notizie sull'incidente. Il solenne reportage dal vivo sui momenti di lutto, sul piano di successione e su tutto il rito meticolosamente pianificato lasciano poco spazio a voci critiche o anche solo a un fuori programma.

Dopo la morte del principe Filippo, deceduto l'anno scorso all'età di 99 anni, tutto ciò ha però portato a un numero record di espressioni di disappunto. La BBC ha persino dovuto creare un modulo di reclamo speciale sul suo sito web per coloro che ritenevano che il trambusto reale fosse eccessivo. Questa volta non sembra che si sia ancora arrivati a tanto...

Un nuovo re come «affronto alla democrazia»

Ma ci sono britannici e sudditi nelle ex colonie che non gradiscono il clamore per la morte della Regina o che proprio non amano la monarchia nel suo complesso. Come ad esempio il gruppo di interesse Republic, che si batte per un capo di Stato eletto e che ha quindi chiesto un «dibattito nazionale» sul futuro della monarchia appena due giorni dopo la morte della Regina.

«La proclamazione di un nuovo re è un affronto alla democrazia», ha dichiarato il portavoce Graham Smith, secondo un comunicato. A suo avviso, più di un quarto dei britannici è favorevole all'abolizione della monarchia.

Uno di loro è Marc Tuft, un insegnante di sport di 64 anni del quartiere popolare londinese di Abbey Wood. «Rispetto il lavoro svolto della Regina e riconosco che era molto popolare e venerata», ha dichiarato in un'intervista alla Deutsche Presse-Agentur. Tuttavia, personalmente non si sente toccato dalla sua morte. «È come una soap opera», commenta.

Sebbene il dispiacere delle persone sia reale, egli ritiene che molto di ciò che si vede in TV sia una campagna di pubbliche relazioni. Le persone che vorrebbero parlare dell'abolizione della monarchia, invece, non hanno la possibilità di farlo, dice Tuft. E questo viene interpretato come una mancanza di rispetto. Ma pensa che presto sorgeranno più voci critiche.

Dal canto suo John Coulter, che lavora nella post-produzione televisiva e cinematografica e vive nello stesso quartiere, ha un'opinione simile. Per il 46enne, i reali incarnano una società di classe in cui l'avanzamento sociale è difficile. Per lui, i reali possono mantenere in gran parte i loro titoli e castelli, ma vorrebbe che il Paese fosse rappresentato da qualcuno di eletto. «Altrimenti non avremo mai un musulmano o un ebreo come capo di Stato», afferma. Tutti dovrebbero avere l'opportunità di raggiungere questa carica, aggiunge Coulter.

I Caraibi dicono addio alla Corona?

Un'opinione sostenuta in passato dalla nuova premier britannica Liz Truss. Quando era membro del Partito Liberale Democratico, a metà degli anni Novanta, in un'occasione disse infatti davanti a una telecamera che era «vergognoso» che si nascesse per governare. Ovviamente ora vede le cose in modo diverso...

La critica alla monarchia nelle ex colonie dei Caraibi è invece molto più di un'opinione minoritaria. Subito dopo la morte della Regina, il capo del Governo di Antigua e Barbuda ha annunciato un referendum sulla secessione dalla famiglia reale britannica entro tre anni.

Alle Barbados, che solo in novembre si sono staccate dalla famiglia reale britannica e si sono dichiarate Repubblica, e in Giamaica, dove il primo ministro Andrew Holness aveva accennato a un addio alla corona a marzo, i capi di Stato hanno espresso cordoglio e ammirazione per Elisabetta II. Tuttavia, si sono levate anche voci che rifiutano questo approccio in considerazione della storia del dominio coloniale britannico.

Secondo quanto riportato dal quotidiano «Jamaica Star», i rappresentanti della religione rastafariana in Giamaica - il cui seguace più famoso è Bob Marley - non hanno voluto partecipare al lutto nazionale proclamato nel Paese. Questo non è diretto personalmente contro la Regina, ma contro il sistema coloniale, ha detto il sacerdote Trevor Stewart.

Disprezzo aperto per la monarca

Alcuni si sono spinti oltre. Lo scrittore Ruel Johnson della Guyana sudamericana, ad esempio, ha citato su Facebook una poesia del poeta Martin Carter, imprigionato nel 1954 per aver protestato contro il dominio britannico sul piccolo Paese. All'epoca Elisabetta II era regina e l'attuale Guyana era una colonia britannica.

A questo proposito, Johnson ha scritto: «Conoscere la storia. Vi è stata data un'immagine curata di tazze di tè, focaccine e corgis, anche se ciò che esiste è stato costruito sul sangue e sull'ingiustizia».

Invece la professoressa di origine nigeriana Uju Anya della Carnegie Mellon University negli Stati Uniti ha fatto proprio scalpore. Mentre Elisabetta II era in fin di vita, Anya ha twittato: «Che il suo dolore sia insopportabile». Contro di lei sono arrivate critiche, tra gli altri, dal fondatore di Amazon Jeff Bezos. Twitter ha poi rimosso il tweet e la sua università ha preso le distanze da Anya attraverso un comunicato.

Quest'ultima ha scritto, riferendosi alla guerra civile nigeriana: «Se qualcuno si aspetta che io esprima qualcosa di diverso dal disprezzo per la monarca che ha guidato un governo che ha sostenuto il genocidio, che ha massacrato e sfollato metà della mia famiglia e le cui conseguenze coloro che sono vivi oggi stanno ancora cercando di superare, può continuare a esprimere desideri alle stelle».