Situazione in Ucraina Paura a Kiev: «Mosca prepara provocazioni al Nord»

SDA

23.2.2023 - 21:01

L'incredulità di quel giorno è diventata consapevolezza macchiata di sangue. Il terrore di quelle prime ore si è trasformato nella normalità di ogni giorno.

I vigili del fuoco al lavoro in un palazzo colpito dalle bombe a Vyshhorod, vicino a Kiev, in novembre. 
I vigili del fuoco al lavoro in un palazzo colpito dalle bombe a Vyshhorod, vicino a Kiev, in novembre. 
KEYSTONE/EPA/OLEG PETRASYUK

23.2.2023 - 21:01

E ora, dopo un anno di guerra feroce, la gente dell'Ucraina aspetta con il fiato sospeso che i russi celebrino a modo loro l'anniversario di un'invasione rimasta incompiuta, di un attacco che si doveva risolvere in giorni, se non in ore, e che si è trasformato in un pantano, quasi in una beffa, per l'armata di Putin.

La battaglia sulla linea del fronte di giovedì è stata senza sosta, con perdite così enormi che sono difficili da calcolare, così come non è facile seguire il filo della strategia militare di Mosca, di quel Golia rimasto spiazzato dalla resistenza di Davide.

L'intelligence di Zelensky, stando a fonti militari ucraine citate dalla stampa a Kiev, segnala che le truppe russe stanno preparando «provocazioni» vicino al confine della regione di Chernihiv, nell'Ucraina settentrionale, «con il movimento di colonne di soldati che indossano uniformi senza segni di identificazione e simili a quelle delle Forze Armate ucraine».

Offensiva di cui si parla da giorni

Sono però giorni, se non settimane, che si parla di un'offensiva rafforzata, nell'est di fatto già in corso. A rassicurare gli ucraini, forse, il capo dell'intelligence militare Kyrylo Budanov secondo cui sì, un attacco è possibile, ma non sarà necessariamente su vasta scala.

Intanto a Kiev le sirene giovedì sono risuonate di nuovo, squarciando l'attesa. Ma una volta soltanto, e l'allarme è durato poco. Poi, come è consuetudine ormai, la conferma è arrivata prima attraverso i social: «Una forte esplosione è stata avvertita nella parte occidentale della città. L'allarme antiaereo è stato attivato pochi minuti prima dell'esplosione».

Solo dopo ha parlato il portavoce dell'Aeronautica militare ucraina, Yuriy Ignat, affermando che la difesa aerea è entrata in azione per l'arrivo di un drone. È la nuova normalità della capitale ucraina, dove ci si mostra determinati a far sì che la vita scorra comunque.

Un negozio di alimentari come rifugio

Nella capitale il piccolo negozio di alimentari è da anni nel seminterrato di un condominio costruito nel 1901. Da sempre è punto di riferimento per l'intero vicinato.

Ma negli ultimi 12 mesi è stato molto di più: ad ogni sirena di allarme, in ogni notte passata al buio aspettando e temendo attacchi, ha aperto le sue porte agli inquilini dello stabile di quattro piani: 20 appartamenti in tutto, 20 famiglie, insieme a trovare conforto e a ripararsi dalle bombe.

Marina lavora nel negozio da cinque anni e mai avrebbe immaginato che tra gli scaffali pieni di generi alimentari avrebbero trovato posto sedie, cuscini, scatoloni, coperte, per aiutare tutti.

«Quando ho paura resto qui a dormire»

Nell'alimentari-rifugio si sono passate notti intere, alla luce delle candele. In fondo ai tre locali c'è una stanzetta dove Marina ha sistemato un letto e la valigia, «d'inverno qui fa meno freddo», spiega, mostrando che comunque è sempre tutto pronto, anche un anno dopo.

«Un anno... e la mia valigia è ancora qui. Perché a volte io vado a casa ma quando ho paura resto qui a dormire. Certo che dopo un anno ormai tutto questo mi spaventa meno. Anche prima ero una persona con lo spirito forte e sono sempre rimasta forte. Che dire? Sono ucraina».

La figlia un anno fa: «Mamma, è iniziata la guerra»

Però poi ricorda quella notte, come del resto fanno tutti qui quando si chiede loro cosa provano un anno dopo, e comincia a raccontare che sua figlia, dalla loro città natale di Marganets, nella regione di Dnipro, quella notte la chiamò dicendo: «'Mamma, è cominciata la guerra'. È stato tremendo, avevo tanta paura, non sapevo cosa fare...». E si commuove.

Marina si commuove perché, spiega, «guardi, lì mica è come a Kiev dove tutto sommato siamo più al sicuro (si conta sul sistema di difesa aerea che protegge la capitale, ndr). Lì quando scatta la sirena nei rifugi si va davvero, in qualsiasi momento».

A Kiev questi 12 mesi sono stati come un unico giorno: «Un anno in un giorno, sembra un giorno lunghissimo, che non finisce mai». Non si ferma Marina, è un fiume in piena: «All'inizio è stato spaventoso, tutti avevano paura, le strade erano vuote. La gente non si vedeva per strada. Quasi niente macchine. Però la gente è diventata più unita!».

«Ho paura che si possa tornare come al 24 febbraio»

Nel quartiere c'è anche una fornitissima farmacia. Olena ci lavora da prima della guerra. Il 24 febbraio dell'anno scorso lo ricorda bene, ogni istante, e adesso ha «paura che possa tornare. Che si possa tornare indietro come al 24 febbraio. Oppure, anche peggio...». Olena spiega inoltre che lei è tra i pochi qui a Kiev che ad ogni sirena cerca rifugio: «E prediligo la metropolitana», perché a suo avviso resta il posto più sicuro.

Non ci sono conferme ufficiali, ma che in queste ore la sicurezza sia rafforzata a Kiev si vede a occhio nudo, spiega chi conosce bene le dinamiche della città.

Una presenza più massiccia delle forze dell'ordine, nuove telecamere di sorveglianza e anche i check-point sono aumentati in alcuni quartieri agli ingressi della capitale.

Un anno di esperienza

Intanto in un'intervista alle tv locali il capo dell'amministrazione militare di Kiev, Serhiy Popko, sottolinea la sua fiducia nell'addestramento efficace delle forze dell'ordine locali.

«L'esperienza di quest'anno ci ha insegnato cosa fare», negli ultimi 12 mesi «abbiamo avuto a che fare con tante cose che non avevamo considerato prima, per noi del tutto sconosciute. Adesso, dopo un anno, siamo preparati – spiega – e sappiamo quali sorprese possiamo aspettarci».

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