Guerra in Ucraina Putin, «pronti a dialogare con Kiev, ma basta armi»

SDA

28.5.2022 - 19:54

Vladimir Putin apre al dialogo, ma basta armi.
Vladimir Putin apre al dialogo, ma basta armi.
Keystone

Mentre nel Donbass infuria la battaglia, la diplomazia corre lungo il filo del telefono. Da Parigi e Berlino parte così l'ennesima offensiva verso il Cremlino, con Emmanuel Macron e Olaf Scholz che invitano Vladimir Putin a intavolare negoziati con Voldymyr Zelensky.

E allo zar strappano una timida apertura: «La Russia è pronta a riprendere il dialogo con l'Ucraina», assicura, dicendosi anche disponibile a facilitare soluzioni sul fronte della crisi del grano. Ma su un punto il presidente russo non transige: «Basta inviare armi all'Ucraina».

A guardare il bicchiere mezzo pieno è positivo che il canale di comunicazione diretta tra l'Occidente e il Cremlino non si sia interrotto, guardando anche alla conversazione Putin-Draghi dei giorni scorsi. E un altro segnale incoraggiante è che sia stato lo stesso Cremlino a far sapere che Putin, Scholz e Macron hanno concordato di continuare a sentirsi periodicamente, tutte le volte che sarà necessario. Ancora poco però per suscitare una reale ventata di ottimismo.

«Escludo che in poche settimane si possa raggiungere la pace. Non è un percorso breve né facile», ha spiegato il titolare della Farnesina Luigi Di Maio, ribadendo come l'Italia sia in prima linea per portare il presidente russo sulla via del dialogo. Ma sottolineando anche come Putin debba dimostrare di volere davvero la pace: «Ricordiamo che questa settimana ha intensificato i bombardamenti in Donbass e ha esteso l'età per l'arruolamento. Tutto questo non lascia immaginare che abbiamo davanti un interlocutore che voglia sedersi al tavolo».

Scholz e Macron dal canto loro hanno ribadito al presidente russo non solo la necessità di parlare «nei tempi più rapidi possibile» direttamente con Zelensky, ma anche quella di fare passi concreti e di buona volontà, come un immediato cessate il fuoco e la liberazione dei 2.500 militari ucraini presi prigionieri a Mariupol con la resa dell'acciaieria Azovstal.

Quei soldati per cui alcuni russi e filorussi già invocano una nuova Norimberga. «Qualsiasi soluzione alla guerra deve essere negoziata fra Mosca e Kiev nel rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina», hanno insistito i due leader occidentali.

Putin a sua volta non ha nascosto tutta la sua irritazione per il massiccio flusso di armamenti diretti all'Ucraina: continuare ad armarla – ha avvertito parlando col presidente francese ed il cancelliere tedesco – «è pericoloso» e moltiplica «i rischi di una ulteriore destabilizzazione, di un ulteriore peggioramento della situazione e di un aggravamento della crisi umanitaria».

Zelensky a colloquio con Johnson

Dal canto suo Zelensky, che ha avuto un nuovo colloquio telefonico col premier britannico Boris Johnson, è tornato a bocciare la proposta di Macron di un'alternativa all'ingresso dell'Ucraina nella Ue: «E' inaccettabile, non ne abbiamo bisogno».

E ha ribadito di non tirarsi affatto indietro di fronte alla possibilità di dialogare in persona con Putin, cosa che del resto chiede da tempo: «Non c'è nessun altro con cui negoziare. E' Putin che decide tutto – ha affermato il leader ucraino – perché ha costruito uno Stato in cui nessuno decide nulla.

Pertanto non importa che cosa dica il ministro degli esteri. Non importa se manda una delegazione a parlare con noi. Tutta questa gente non è nessuno, purtroppo».

Intanto da Mosca arriva un altro segnale apparentemente distensivo: la Russia continuerà a lavorare con Washington al nuovo Trattato Start teso a limitare o a diminuire gli arsenali di armi di distruzione di massa, come le armi nucleari. Trattato in scadenza nel 2026. Pazienza se poche ore prima Mosca aveva annunciato il nuovo test della sua «arma invincibile e inarrestabile», il missile da crociera ipersonico Zircon.