Italia Matteo Renzi pronto a lasciare il Pd e a spiegare il perché

ATS

16.9.2019 - 21:07

Matteo Renzi domani annuncerà le ragioni che lo spingono a lasciare il Partito democratico (Pd).
Matteo Renzi domani annuncerà le ragioni che lo spingono a lasciare il Partito democratico (Pd).
Source: KEYSTONE/AP ANSA/ETTORE FERRARI

Ha provato a fermarlo anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, fedelissimo della prima ora. Ma ormai Matteo Renzi è deciso: domani, martedì, con un'intervista a un quotidiano e poi in tv, annuncerà le ragioni che lo spingono a lasciare il Partito democratico (Pd).

Renzi mollerà gli ormeggi per il suo nuovo movimento che, affiancando i comitati civici di «Ritorno al futuro», nascerà sia in Parlamento con un gruppo autonomo alla Camera e una componente nel misto al Senato, sia al governo con 2 ministri, Bellanova e Bonetti, e 2 sottosegretari, Ascani e Scalfarotto.

E in serata le certezze dei renziani vanno oltre: ci sarebbero le basi numeriche per formare un gruppo autonomo sia alla Camera (20 deputati) sia al Senato (10 senatori), si sottolinea in ambienti vicini all'ex premier italiano.

Il nuovo movimento non un pericolo per il Governo

In un'intervista di sabato scorso al Times, Renzi raccontava di aver lavorato quando era sindaco nell'antico studio di Machiavelli, ma «posso dirvi che non sono machiavellico». In molti, però, nel tempismo scelto nel decidere lo strappo dal Pd, vociferato da mesi, ma ora imminente subito dopo la nascita del governo Conte bis, vedono l'accostamento con le tesi del filosofo fiorentino.

Ma, assicurano i renziani, il nuovo movimento, che potrebbe chiamarsi «Italia del sì», non sarà un pericolo per il governo, anzi «paradossalmente – garantisce Renzi sempre nell'intervista al Times – ne amplierebbe il sostegno». L'ex premier avrebbe assicurato lealtà a Conte stesso, a quanto si apprende.

«C'è uno spazio politico enorme»

Per i fedelissimi che lo seguiranno sono molte le ragioni per separare le strade dal Partito democratico: «C'è uno spazio politico enorme – spiega uno dei dirigenti impegnati nell'operazione – sia nell'elettorato moderato visto l'appannamento di Berlusconi e la centralità di Salvini, sia nell'elettorato di centrosinistra perché sentir cantare 'Bandiera rossa' alle feste del Pd per molti elettori non è folclore e mette a disagio».

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