Allarme globale «La minaccia di pandemia aumenta, ma il mondo non è pronto» 

ATS / pab

22.9.2019

Secondo le cifre ufficiali dell'OMS l'ultima pandemia (la febbre suina) ha colpito 18'400 persone in 200 Paesi. 
Secondo le cifre ufficiali dell'OMS l'ultima pandemia (la febbre suina) ha colpito 18'400 persone in 200 Paesi. 
U Aung/XinHua/Archiv

La minaccia di una pandemia che potrebbe uccidere «decine di milioni di persone» è «reale». Nel suo primo rapporto pubblicato mercoledì a Ginevra, un gruppo di esperti chiede ai governi e alle istituzioni internazionali di investire per prevenire questa situazione.

Secondo il documento annuale del Global Preparedness Monitoring Board (GPMB), la commissione sul tema istituita da Banca Mondiale e Organizzazione mondiale della sanità (OMS), infatti, il mondo non è preparato ad affrontare una eventuale pandemia, che farebbe in poco tempo decine di milioni di vittime mettendo a rischio anche l'economia.

Alcune epidemie, come quelle di Ebola o dell'influenza, sono sempre più difficili da contenere e controllare in un contesto di conflitti e di migrazioni forzate. Tra il 2011 e il 2018, si legge, l'OMS ha registrato 1483 epidemie nel mondo in 172 paesi, comprese quelle di Ebola e della Sars, molte delle quali hanno devastato i paesi colpiti.

Il cambiamento climatico, l'urbanizzazione e la mancanza d'accesso all'acqua potabile sono terreno fertile per un'espansione rapida di queste situazioni.

Una pandemia potrebbe fare 80 milioni di morti

Se emergesse un virus o un batterio della pericolosità dell'influenza spagnola del 1918, hanno calcolato gli autori del rapporto, si diffonderebbe in tre giorni in tutto il mondo, facendo 80 milioni di vittime e provocando una riduzione del Pil mondiale del 5%.

«Il mondo non è preparato. Per troppo tempo abbiamo permesso un alternarsi di panico e di trascuratezza nei confronti delle pandemie: aumentiamo gli sforzi quando c'è una minaccia seria e poi li dimentichiamo quando il pericolo passa. Ora è tempo di agire. L'azione deve essere urgente e duratura» afferma la copresidente del comitato GPMB, l'ex prima ministra norvegese Gro Harlem Brundtland.

Occorre fare investimenti in tutte le componenti della società e i dirigenti, secondo la ex politica, devono lanciare i meccanismi adatti a questo scopo. 

Sforzi sono stati fatti da alcuni governi ma, secondo il GPMB, restano largamente insufficienti. La situazione attuale dell'epidemia di Ebola nella Repubblica democratica del Congo (RDC) mostra a che punto la sfiduca nelle autorità o negli attori internazionali da parte delle comunità locali possa avere delle conseguenze negative sull'intervento in caso di un'epidemia. 

Agire su più fronti

Il legame di fiducia deve essere stabilito prima dell'arrivo dell'epidemia, seondo quanto preconizzato nel documento dal copresidente del GPMB Elhadj As Sy, segretario generale della federazione internazionale delle società nazionali della Croce Rossa. 

I paesi più colpiti, sottolinea il rapporto, sarebbero quelli del sud del mondo, anche se nella fascia più a rischio ci sono anche quelli dell'est Europa e cioè quei Paesi in cui il sistema sanitario è meno adattato alle esigenze, fa notare da parte sua il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Secondo i dati dello scorso luglio, 59 Paesi hanno previsto un piano d'azione nazionale per la sicurezza sanitaria, ma nessuno è già stato finanziato completamente. 

Gli esperti hanno individuato sette azioni necessarie perchè i paesi siano più preparati, dall'introduzione di un sistema di monitoraggio dei progressi in questo settore ad un maggior coinvolgimento dell'ONU nel coordinamento della risposta alle epidemie.

I 15 esperti chiedono quindi ai politici di applicare il regolamento sanitario internazionale. Ogni governo dovrebbe designare un responsabile di alto livello per dirigere la preparazione. Tutte le parti in causa dovrebbero favorire la ricerca e la commercializzazione di nuovi medicamenti.

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