GuerraSull'Ucraina 500 missili in 5 giorni, raid su Belgorod
SDA
3.1.2024 - 21:00
Il fronte nordorientale si conferma il più caldo in questa fase della guerra tra Russia e Ucraina, mentre i bombardamenti di Mosca contro il paese si intensificano: in soli cinque giorni gli invasori «hanno utilizzato circa 300 missili e oltre 200 droni 'Shahed' contro l'Ucraina», ha denunciato il presidente Volodymyr Zelensky sottolineando «il successo» nel respingere gli attacchi combinati che però non risparmiano vittime, all'indomani dei cinque morti per i raid sulla capitale Kiev.
03.01.2024, 21:00
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Il fronte nordorientale si conferma il più caldo in questa fase della guerra tra Russia e Ucraina, mentre i bombardamenti di Mosca contro il paese si intensificano.
Le forze ucraine tengono ancora nel mirino la regione russa di Belgorod.
Ancora non c'è spazio per la pace, e non basta un nuovo scambio di prigionieri – seppur numeroso, 248 russi e 230 ucraini rimpatriati nei rispettivi paesi – a dare speranza per una soluzione negoziata.
In risposta, le forze ucraine tengono ancora nel mirino la regione russa di Belgorod, bersaglio ormai di bombardamenti quotidiani che hanno colpito tre villaggi, lasciandoli in blackout ma senza tuttavia provocare morti o feriti.
Un attacco aereo ha danneggiato infrastrutture e provocato interruzioni di energia anche nella regione di Kursk, a nord di Belgorod, secondo il governatore Roman Starovoyt. E guardando a sud, un missile è stato abbattuto vicino a Sebastopoli, nella penisola occupata della Crimea, senza che siano stati segnalati danni, ha detto il governatore della città.
Dall'altra parte del fronte, le forze russe hanno lanciato un razzo che ha colpito una delle scuole del distretto di Osnovyansk di Kharkiv, facendo crollare una parte dell'edificio a due piani e danneggiando almeno tre abitazioni vicine all'istituto, senza fare vittime. I raid russi hanno poi ucciso tre persone e provocato un ferito sul fronte est di Avdiivka e nei villaggi sul fiume Dnipro, nel Kherson.
Si ripete così, giorno dopo giorno, lo stillicidio quotidiano di attacchi e distruzione in Ucraina, mentre il conflitto si avvicina a entrare nel suo terzo anno. Ancora non c'è spazio per la pace, e non basta un nuovo scambio di prigionieri – seppur numeroso, 248 russi e 230 ucraini rimpatriati nei rispettivi paesi – a dare speranza per una soluzione negoziata.
Incertezze sul sostegno a Kiev
E il tempo fa emergere sempre più chiare le incertezze sul sostegno militare e finanziario dei partner di Kiev, dovute alle divisioni politiche all'interno dei paesi occidentali.
Così Mosca cambia tattica: secondo l'ultimo rapporto dei servizi segreti militari britannici, gli invasori ora prendono di mira l'industria bellica anziché le strutture energetiche come fatto lo scorso inverno. «I pianificatori russi quasi certamente riconoscono la crescente importanza della capacità industriale di difesa mentre si preparano per una lunga guerra», scrivono gli 007 britannici, mentre le forniture militari a Kiev tentennano.
Alcuni segnali positivi per l'Ucraina
Un segnale positivo arriva dalla Polonia che ha sollecitato gli alleati a inviare missili a lungo raggio all'Ucraina dopo i massicci attacchi russi. Perché l'Occidente dovrebbe rispondere «in un linguaggio comprensibile a (Vladimir) Putin», il presidente russo, ha detto il ministro degli esteri di Varsavia, Radoslaw Sikorski.
Intanto la Norvegia invierà due aerei da caccia F-16 in Danimarca per contribuire all'addestramento dei piloti ucraini sull'uso del jet, da tempo nella lista delle richieste urgenti di Kiev ai suoi partner occidentali.
Un messaggio incoraggiante arriva anche dalla Nato, che tramite la sua agenzia Nspa sosterrà una coalizione di nazioni, tra cui Germania, Paesi Bassi, Romania e Spagna, con un contratto di acquisto per una quantità combinata fino a 1000 missili Patriot Gem-T.
Ma con i bombardamenti che aumentano, la controffensiva che non incide e il negoziato lontano, Kiev continua ad invocare un impegno forte, inequivocabile – e soprattutto concreto – del sostegno occidentale per dare una svolta alla guerra.