UcrainaKherson sempre più verso la Russia, Azovstal assediata
SDA
11.5.2022 - 22:12
I carri armati russi stringono l'assedio sulla martoriata acciaieria Azovstal di Mariupol mentre il presidente russo Vladimir Putin è già pronto a prendersi Kherson. Senza nemmeno passare per l'operazione cosmetica di un referendum, Mosca potrebbe presto annettersi la regione dell'Ucraina meridionale, tra le prime a sfuggire al controllo di Kiev all'inizio dell'invasione.
Keystone-SDA
11.05.2022, 22:12
11.05.2022, 23:31
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La «russificazione» dell'oblast, baricentro della fascia costiera, era cominciata quasi subito con i cambi al vertice delle amministrazioni locali e la progressiva integrazione con i territori gestiti dai separatisti, fino alla decisione di mettere in circolazione dal primo maggio il rublo, pur in un regime transitorio di coesistenza con la grivnia ucraina.
Ora, le autorità hanno chiesto esplicitamente al Cremlino di includere la regione «a pieno titolo» nella Federazione russa.
«Il referendum che si è svolto in Crimea in modo assolutamente legale non è stato riconosciuto dalla comunità mondiale. Pertanto – ha detto il vice capo dell'amministrazione locale Kirill Stremousov – questo sarà un unico decreto basato sull'appello della leadership della regione di Kherson al presidente russo Vladimir Putin».
Kiev subito reagisce
Queste parole suonano come una provocazione, mentre il conflitto prosegue e le forze ucraine preparano la controffensiva. E la reazione di Kiev non si è fatta attendere.
«Le autorità di Kherson occupata dai russi – ha replicato Mikhaylo Podolyak, negoziatore e consigliere del presidente Volodymyr Zelensky – possono anche chiedere che la città sia annessa a Marte o Giove, ma l'esercito ucraino la libererà, a dispetto di qualsiasi cosa dicano».
Ma l'allineamento a Mosca, intanto, prosegue anche nei territori separatisti di Donetsk e Lugansk, dove sono stati bloccati Facebook e Instagram in linea con la politica russa sui social americani.
Attacchi continui su Azovstal
Sul terreno continua intanto l'assedio cruciale all'Azovstal, dove per cercare di sfondare, insieme ai raid dell'aviazione e dell'artiglieria, i russi hanno iniziato ad attaccare con i carri armati.
«Un inferno in terra», l'ha definito il consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko, pubblicando un video in cui una densa colonna di fumo nero si leva dalla fabbrica-bunker, dove resta asserragliato un migliaio di combattenti, metà dei quali sarebbero feriti.
Almeno 38 raid in 24 ore, di cui 4 con bombardieri strategici, ha denunciato il reggimento Azov. Assalti che potrebbero farsi ancora più pesanti. Nell'impianto non ci sono più civili e quindi, ha avvertito minaccioso il capo dei filorussi di Donetsk, Denis Pushilin, gli assedianti ora «hanno le mani libere».
Nessuna resa all'acciaieria
I difensori, però, non fanno passi indietro. «Abbiamo solo due opzioni: evacuare la guarnigione sotto la garanzia di terzi o combattere fino alla fine. Non ci arrenderemo mai. Per Azov – ha detto il vicecomandante Svyatoslav Kalina Palamar – la prigionia è la morte».
Secondo il responsabile dell'intelligence Ilya Samoilenko, si continua a lavorare anche a un piano di fuga militare. Ma lo Stato maggiore resta prudente. Visto l'isolamento dell'acciaieria, ha spiegato, l'operazione sarebbe difficile e con un costo molto alto in termini di vite umane.
L'Ucraina continua a combattere
L'esercito di Kiev non molla la presa e continua a ribattere alle offensive nemiche, specie a Kharkiv, pur con alcuni arretramenti tattici in vista dell'arrivo delle nuove armi pesanti inviate dall'Occidente.
«Il Servizio di frontiera di Stato all'interno degli oblast di Kiev, Chernihiv e Sumy ha il controllo dei confini per quasi 1'200 chilometri, due terzi dei quali al confine con la Russia», ha rivendicato il direttore del dipartimento per la protezione delle frontiere, Leonid Baran.
I bombardamenti continuano però senza sosta a nord e nell'est, da Chernihiv a Sumy, al Donbass, con raid missilistici a Sloviansk.
Nell'oblast di Lugansk, ha denunciato il governatore Serhiy Haidai , è stata colpita una struttura che ospita bambini con disabilità, insieme ad aree residenziali e infrastrutture strategiche, tra cui il principale gasdotto di Severodonetsk.
Cresce anche il bilancio di vittime tra le forze ucraine. Secondo il capo del dipartimento operativo della Guardia nazionale, Alexei Nadtochiy, i militari del suo corpo uccisi sono 501, mentre altri 1'697 sono rimasti feriti. Cifre che si aggiungono a quelle diffuse il mese scorso da Zelensky, che aveva parlato di 2'500-3'000 morti e 10 mila feriti: un tributo di sangue che, come quello annunciato da Mosca, resta sottostimato.