Protesta degli agricoltoriI trattori arrivano al confine olandese, tensione in Belgio
SDA
2.2.2024 - 21:45
Il giorno dopo l'assedio, l'attesa di risposte concrete. E una marcia che non si ferma. Lasciata Bruxelles a suon di clacson e con le ultime braci dei roghi di protesta ancora ad ardere, in Belgio i trattori continuano a mettere sotto pressione la politica nazionale ed europea spingendosi fino ai confini con l'Olanda e prendendo di mira i depositi dei grandi supermercati.
02.02.2024, 21:45
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Una collera che il premier belga Alexander De Croo cerca di sedare facendo appello a rimuovere i blocchi e riaffermando l'impegno – accentuato dalla guida della presidenza Ue – di dialogare. E che i nazionalisti fiamminghi dell'ultradestra del Vlaams Belang continuano invece a cavalcare riaffermando la loro opposizione a «tutti i diktat verdi europei».
Mentre dall'altra parte del confine, i primi impegni del premier francese Gabriel Attal e della presidente della Commissione Ursula von der Leyen sembrano placare gli animi dei gilet verdi.
Passata la nottata del giovedì nero nel quartiere delle istituzioni Ue, la capitale belga si risveglia con le strade ormai sgombre dai trattori. I blocchi però si moltiplicano in Vallonia e poi più a nord, nelle Fiandre, sulle più grandi arterie di frontiera con l'Olanda. Le rivendicazioni sono le stesse: redditi più alti, stop ai vincoli del Green Deal, più sostegno alla Pac, no al Mercosur.
E a finire nel mirino sono i centri logistici della grande distribuzione sparsi per il Paese. Le azioni di ostruzione colpiscono lo scarico e il carico delle merci delle big Colruyt, Delhaize, Lidl e Aldi, mettendo così in ginocchio approvvigionamenti e scorte. Una mobilitazione che lascia gli scaffali dei negozi sempre più vuoti, aprendo uno scontro con i supermercati, pronti – ingiunzione d'evacuazione alla mano – a inviare gli ufficiali giudiziari per cacciare i trattori.
Oltreconfine la contestazione si attenua sulla scia dei «progressi»
Oltreconfine la contestazione invece si attenua sulla scia dei «progressi», nelle parole dei due principali sindacati del settore, attesi «a livello nazionale ed europeo». Progressi legati alle concessioni di Attal e von der Leyen e davanti ai quali gli agricoltori tornano gradualmente a curare le loro terre, abbandonando il campo di scontro.
Bruxelles è già al lavoro con i governi nazionali per mettere a punto la sua proposta – promessa entro il 26 febbraio – per ridurre gli oneri amministrativi che gravano sulle spalle degli agricoltori. La semplificazione della Politica agricola comune, vista da Palazzo Berlaymont quasi come «un organismo vivente che respira» e «si evolve sempre», è in cima alle priorità riaffermate dall'Ue.
La nuova Pac però, è la sottolineatura comunitaria, dà «notevole discrezionalità» ai Ventisette, che «hanno un ruolo molto importante da svolgere» anche per «progettare schemi e programmi che diano risultati per gli agricoltori, la sicurezza alimentare e i target climatici e di sostenibilità». Il lavoro allora è da fare «fianco a fianco». Il messaggio degli agricoltori, è la rassicurazione di De Croo, «è stato ricevuto». Anche in vista del voto di giugno.