Stati Uniti Trump scarta Pompeo e Haley, via dall'accordo di Parigi sul clima?

SDA

10.11.2024 - 20:21

Uscire nuovamente dall'accordo di Parigi sul clima, come promesso in campagna elettorale: è uno degli ordini esecutivi che Donald Trump firmerà nel primo giorno del suo insediamento. La bozza è già pronta, confermano alla vigilia dell'apertura della Cop29 di Baku consiglieri del presidente eletto al Wall Street Journal.

Donald Trump (immagine illustrativa).
Donald Trump (immagine illustrativa).
KEYSTONE/AP Photo/Evan Vucci

L'autorevole quotidiano rivela inoltre che il suo entourage prevede che il tycoon «metta in mostra la potenza economica e militare degli Stati Uniti, cercando di instillare paura nei rivali e ottenere maggiori concessioni dagli alleati», navigando tra deterrenza e 'deal'. «Sarà un ritorno alla pace attraverso la forza.

La deterrenza sarà ripristinata», ha detto Robert O'Brien, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, che potrebbe ricoprire un ruolo importante nell'amministrazione entrante.

«I rivali americani capiscono che le cose di cui si sono approfittati negli ultimi quattro anni non saranno più tollerate», ha aggiunto, mentre Trump mette a punto il piano di pace per l'Ucraina e il Medio Oriente (Benyamin Netanyahu negli ultimi giorni ha parlato tre volte con lui e ha inviato a Mar-a-Lago il suo ministro per gli affari strategici Ron Dermer).

Trump lavora alla squadra di Governo

Intanto The Donald lavora alla sua squadra di governo, mentre incassa anche il settimo e ultimo stato in bilico della democratica Arizona (arrivando a 312 elettori finali, più di Joe Biden nel 2020). E il Bitcoin vola sopra la soglia psicologica di 80mila dollari, con la promessa del tycoon di fare degli Usa «la cripto capitale del pianeta».

Trump vuole un governo Maga di fedelissimi. Lo conferma il post su Truth con cui ha depennato i nomi di due suoi ex: Mike Pompeo, già capo della Cia e della diplomazia Usa, che ambiva al Pentagono, e Nikki Haley, che nelle primarie l'aveva sfidato sino all'ultimo e alla quale poi aveva promesso di entrare nella sua squadra «in qualche ruolo».

«Non inviterò l'ex ambasciatrice all'Onu Nikki Haley o l'ex segretario di Stato Mike Pompeo a unirsi all'amministrazione Trump, che è attualmente in formazione. Ho molto apprezzato lavorare con loro in passato e vorrei ringraziarli per il loro servizio al nostro Paese», li ha liquidati sul suo social.

Su entrambi è scattato il veto della corte Maga, col fuoco di sbarramento di Donald Trump Jr (il figlio maggiore del presidente eletto fa parte del transition team), dell'ex anchor di Fox Tucker Carlson e del consigliere di lunga data Roger Stone, che ha dipinto i due «neocons» come potenziali «sinistre quinte colonne».

Quali sono le ragioni?

Fonti dello staff inoltre hanno spiegato che «c'è il desiderio di non avere persone con ambizioni presidenziali che usino le posizioni da ministro come trampolino di lancio», oltre al fatto che le loro «visioni sulla politica estera non sono allineate con quelle del presidente».

A partire dall'Ucraina. Trump mantiene un certo risentimento verso la Haley che, nonostante gli abbia dato l'endorsement, non gli ha risparmiato critiche, tanto da venire esclusa anche dalla campagna finale. Pompeo invece aveva rinunciato a candidarsi, ma anche lui aveva espresso qualche riserva, pur se più tiepidamente.

Ora tra i frontrunner per la carica di segretario di Stato ci sono l'ex direttore della National Intelligence Richard Grenell e il senatore Marco Rubio, che potrebbe essere premiato per il suo ruolo cruciale tra i latinos, ma che potrebbe anche pagare il fatto di non essere un Maga doc senza macchie.

Per il Pentagono in pole un paio di deputati: Michael Waltz, primo 'Green Beret' a servire in Congresso ed ex consigliere della Casa Bianca e dei segretari alla Difesa Robert Gates e Donald Rumsfeld; e Mike Rogers, presidente della commissione della Camera per le forze armate. La capogruppo dei repubblicani alla Camera Elise Stefanik, infine, sembra sempre più vicina alla nomina di ambasciatrice all'Onu.