Guerra in Ucraina Zelensky scuote Bruxelles: «Aiutateci a finire Putin»

SDA

17.10.2024 - 21:22

Zelensky continua il suo Tour europeo.
Zelensky continua il suo Tour europeo.
Keystone

Volodymyr Zelensky ha ribadito la necessità di supporto militare e diplomatico durante il suo tour a Bruxelles, sottolineando l'urgenza di ricevere armi a lungo raggio per respingere la Russia.

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Il «ciclone» Volodymyr Zelensky ha spazzato un'altra volta la capitale d'Europa. Prima al Consiglio europeo, dove il presidente ucraino ha incontrato i 27 leader dell'Ue, poi al quartier generale della Nato, dove si è rivolto ai 32 ministri della difesa alleati, oltre che al segretario generale Mark Rutte, già suo fan. Al centro del tour c'è il piano della vittoria.

I grandi del formato Quint - Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Italia - avevano già ricevuto delle anticipazioni, ma ora la missione è completa.

«L'invito a entrare nella Nato - ha detto Zelensky - ci rafforzerebbe, anche diplomaticamente, per questo è il primo punto del piano». Ma servono «urgentemente» armi per respingere i russi, compresi i missili a lungo raggio.

Zelensky e le pecore nere dell'UE

Zelensky ormai ha capito perfettamente come funziona il gioco e ogni palazzo di Bruxelles ha le sue priorità.

Al Consiglio europeo il capo dello stato ucraino ha battuto il tasto sulla necessità di chiudere in fretta la questione del prestito da 50 miliardi di dollari (43,1 miliardi di franchi al cambio attuale), alludendo al blocco del premier ungherese Viktor Orban sulla parte che prolunga le sanzioni agli asset russi immobilizzati. «Ci siamo salutati, già è qualcosa», ha notato confermando quanto siano tesi i rapporti.

Il magiaro, mentre l'incontro era in corso, si è affidato alla rete sociale X per chiarire il suo punto di vista: «Il piano di Zelensky è più che spaventoso».

L'altra pecora nera, lo slovacco Robert Fico, ha invece sostenuto che l'ingresso di Kiev nella Nato arriverebbe «a un costo».

«Gli ho parlato, ci siamo detti diverse cose (...), ma ritengo sia importante mantenere le relazioni tra i nostri due paesi», ha poi rivelato Zelensky. Che si è dimostrato molto franco nelle sue esternazioni, come se ormai avesse ben poco da perdere.

Segnali positivi

Prendiamo il capitolo armi a lungo raggio. I bilaterali con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il primo ministro britannico Keir Starmer, il capo dello Stato francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la premier italiana Giorgia Meloni (i primi quattro si incontreranno domani a Berlino, senza la presidente del Consiglio di Roma) sono stati organizzati appositamente, perché questi sono i paesi che hanno le capacità necessarie.

«Ho ricevuto segnali positivi ma le capitali vogliono essere d'accordo tra loro, prima di dare l'ok, e naturalmente speriamo nel ruolo decisivo degli Stati Uniti», ha confidato l'ucraino.

Kiev non si aspetta una risposta prima delle elezioni americane, ma dopo sì. «Il via libera collettivo si spiega con la condivisione del rischio politico all'interno del Quint, è una strategia sensata», spiega una fonte diplomatica alleata.

Rutte si è spellato le mani a furia si sbattere il pugno sul leggio: «Mosca spera che col tempo ci stancheremo ma non è così, siamo uniti nel far sì che l'Ucraina vinca, ne va della nostra sicurezza, ed entrerà nella Nato».

Zelensky annuisce. «A (Vladimir) Putin (il presidente russo) la guerra piace, dobbiamo finirlo, scusate, intendo fermarlo, ma anche finirlo va bene», ha detto Zelensky, parlando in inglese, cogliendo l'occasione per una battuta.

La situazione rimane delicata

C'è poi un altro rischio: l'allargamento ulteriore del conflitto. Secondo i servizi segreti ucraini, la Corea del Nord sta preparando 10'000 uomini da mandare in guerra, perché Putin ha bisogno di soldati e non vuole mobilitare troppo per ragioni di consenso. «È chiaro - ha evidenziato Zelensky - che sarebbe il primo passo per un nuovo conflitto mondiale».

La Nato al momento non conferma l'informazione. Ma senz'altro ammette che il quadro è delicato. «È improbabile che Putin voglia davvero negoziare perché ritiene che sta vincendo», afferma un'alta fonte dei servizi segreti.

«Non ha effettivi sufficienti per uno sfondamento strategico, ma continua a riportare piccole avanzate tattiche». E tanto basta al Cremlino.