Guerra in Ucraina I 27 dell'UE uniti per un vertice di guerra: «Putin non si fermerà a Kiev»

SDA

20.3.2024 - 21:43

Vladimir Putin
Vladimir Putin
EPA

Un vertice di guerra. È ciò che si para davanti ai 27 leader dell'Unione Europea che si riuniranno a Bruxelles per il Consiglio europeo di marzo, tradizionalmente dedicato ai temi economici, ma che invece ruoterà intorno alla sicurezza e alla difesa.

20.3.2024 - 21:43

I vertici delle istituzioni blustellate – Commissione, Consiglio, alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza – stanno cercando di trasmettere un senso di urgenza agli Stati membri e la bozza di conclusioni sembra recepire la necessità di aumentare il ritmo. Sul sostegno militare a Kiev ma non solo.

Però l'Ue è pur sempre l'Ue. E le differenze persistono. Ad esempio sulla possibilità di fare debito per gli investimenti necessari a rafforzare l'industria bellica europea, dove si delinea l'ormai classica spaccatura tra i frugali e il fronte che spinge per le obbligazioni eurobond.

«Non c'è più spazio per le illusioni»

Basta unire i puntini per ottenere un quadro omogeneo. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha incaricato proprio oggi l'ex presidente della Finlandia, Sauli Niinisto, di redigere un rapporto su come migliorare la preparazione e la prontezza d'intervento della difesa dell'Ue.

«È chiaro che non c'è più spazio per le illusioni, il mondo è diventato più pericoloso e l'Ue si deve svegliare: sappiamo che le ambizioni di (Vladimir) Putin (il presidente russo) non si fermano all'Ucraina», ha sottolineato von der Leyen spiegando che il termine per la compilazione del rappoerto è il prossimo autunno.

Necessità di una «rafforzata preparazione militare-civile»

Un passaggio delle conclusioni sottolinea la necessità «imperativa» di una «rafforzata preparazione militare-civile» visto il contesto «dell'evoluzione del panorama delle minacce» – il tutto per arrivare a «una gestione strategica delle crisi».

A tal proposito si chiede la messa a punto di una «strategia di prontezza», che tenga conto di «tutta la società». Altro puntino. «Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra», ha ammonito il presidente del Consiglio europeo Charles Michel alla vigilia del vertice.

Insomma, i cittadini devono essere coinvolti perché le insidie, specie dal punto di vista ibrido, possono crescere in modo repentino. E la Finlandia è famosa per il suo modello di partecipazione attiva dei cittadini alla sicurezza.

Rafforzamento della difesa europea

L'agenda del vertice ha un nutrito capitolo sul rafforzamento della difesa europea ma i frugali – capitanati dalla Germania – hanno chiesto e, al momento ottenuto, la rimozione dalla bozza di conclusioni del riferimento agli «strumenti innovativi» per finanziare il potenziamento dell'industria dell'Ue e ora si andrebbe verso la richiesta alla Commissione di preparare un documento sulle «possibili opzioni».

Di fatto un passo indietro rispetto all'ipotesi dei cosiddetti Defence bond (obbligazioni per la difesa) o, come piano B, dei Project bond, ovvero obbligazioni emesse per un piano industriale della difesa che accomuna più paesi membri.

«Se tutti arrivassero a una spesa del 2% del Pil (il prodotto interno lordo) per la difesa ci sarebbero ulteriori 80 miliardi (di euro, pari a 77 miliardi di franchi al cambio attuale) di investimenti possibili», nota un diplomatico europeo. «E poi ci sono anche altre soluzioni, ad esempio i fondi privati o i finanziamenti della Bei», la Banca europea per gli investimenti.

Traduzione: un Recovery Fund per la difesa (per analogia a quello per sostenere gli Stati membri colpiti dalla pandemia di Covid-19), che vede l'Italia da mesi in prima linea, al momento è impraticabile a causa del muro di Berlino e del fronte dei falchi.

Un vertice più imprevedibile del solito

Dall'entità delle divisioni dipenderà l'andamento di un vertice più imprevedibile del solito. «Le conclusioni sono stabili e dormienti», ironizza un diplomatico europeo. E a scaldare il clima ci sarà certamente il dossier Medio Oriente. L'obiettivo è arrivare ad una dichiarazione comune, la seconda dall'inizio della guerra.

I termini di un cessate il fuoco e l'erogazione o meno dei fondi all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) restano tuttavia punti sui quali un'intesa è lontana.

Un'altra frattura – ennesimo ostacolo al senso di urgenza – si potrebbe creare sull'uso dei profitti russi. Alcuni paesi (Malta o l'Austria ad esempio) sono restii ad avallare la proposta della Commissione di usarli per armare Kiev in quanto legati alla neutralità costituzionale.

Budapest, al solito, agita persino il veto. Di certo c'è che la rapida approvazione chiesta da Josep Borrell, l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, potrebbe non essere alla fine tanto veloce.

È «un nuovo passo» nella «violazione delle basi delle leggi europee», ha tuonato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Sempre sul fronte russo sono state poi approvate le sanzioni per i responsabili della morte dell'oppositore di Putin Alexei Navalny (la procedura potrebbe concludersi venerdì mattina).

SDA