Stati Uniti Prima storica, Biden tra gli operai in sciopero: «Meritate l'aumento»

SDA

26.9.2023 - 21:05

Joe Biden durante la sua storica visita di solidarietà agli operai del settore automobilistico in sciopero. Il presidente statunitense si è recato nella contea di Wayne, a circa 40 km da Detroit, la capitale dell'auto.
Joe Biden durante la sua storica visita di solidarietà agli operai del settore automobilistico in sciopero. Il presidente statunitense si è recato nella contea di Wayne, a circa 40 km da Detroit, la capitale dell'auto.
Keystone

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è recato martedì in Michigan per una storica visita di solidarietà agli operai del settore auto in sciopero per il rinnovo del contratto contro Gm, Ford e Stellantis.

Hai fretta? blue News riassume per te

  • Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è recato martedì in Michigan per una visita di solidarietà agli operai del settore auto in sciopero.
  • È il primo presidente della storia statunitense moderna ad andare in mezzo a un picchetto di operai.
  • Biden e Donald Trump, sempre testa a testa nella maggioranza dei sondaggi, si contendono in uno degli Stati chiave per la Casa Bianca, nel cuore della Rust Belt, il sostegno della working class, in particolare dei blue collar, gli operai che potranno fare la differenza nelle prossime elezioni.

«Le aziende automobilistiche hanno avuto un periodo di difficoltà ma poi si sono riprese e ora meritate un aumento significativo, devono ridarvi quello che avete perso in questi anni»: così Biden, con cappellino da baseball e megafono in mano, è diventato tra cori e applausi il primo presidente della storia americana moderna ad andare in mezzo a un picchetto di operai.

In effetti neppure Jimmy Carter, molto vicino ai sindacati, fece un passo del genere e l'ultimo presidente a mostrare sostegno ai lavoratori in sciopero fu Theodore Roosevelt nel 1902, quando invitò i minatori alla Casa Bianca nel timore che il Paese potesse trovarsi a corto di carbone.

Importanti voti per le prossime elezioni

Biden ha anticipato di un giorno Donald Trump, che sbarcherà a Detroit per oscurare il secondo dibattito tv tra i suoi rivali repubblicani in California, dove Biden ha proseguito il suo viaggio in serata.

I due, sempre testa a testa nella maggioranza dei sondaggi, si contendono in uno degli Stati chiave per la Casa Bianca, nel cuore della Rust Belt, il sostegno della working class, in particolare dei blue collar, gli operai che potranno fare la differenza nelle prossime elezioni: come la fecero nel 2016, quando Trump riuscì in parte a sedurli denunciando gli accordi commerciali internazionali che li penalizzavano e a strappare così il Michigan, che però nel 2020 virò verso Biden.

Biden molto vicino ai sindacati

Quest'ultimo parte con alcuni vantaggi: si è definito «il presidente più pro sindacati della storia Usa», ricevendo l'endorsement da quasi tutte le «union», si è schierato pubblicamente con gli operai sin dal primo giorno di sciopero, denunciando che «i profitti record delle case automobilistiche non sono stati condivisi equamente e i lavoratori meritano la loro giusta parte».

E martedì, tra i picchetti a una casa automobilistica nella contea di Wayne, a 40 km da Detroit, è stato accolto a braccia aperte da Shawn Fain, il presidente della Uaw, il potente sindacato che lo aveva invitato dopo aver promosso questo sciopero altrettanto storico, il primo coordinato e simultaneo contro le Big Three, che rappresentano circa il 40% del mercato delle auto in Usa.

Fain, pur non avendogli ancora dato l'endorsement della sua «union», lo ha ringraziato sottolineando che «è la prima volta di un presidente in carica che viene tra noi».

La rivolta della classe operaia

Poi, anche lui armato di megafono, ha attaccato «l'avidità aziendale» spiegando che il «nemico di oggi» non è più quello della Seconda guerra mondiale, quando gli operai sfornavano i bombardieri, ma «i miliardari», «i ceo che fanno le riunioni e pensano che il futuro appartenga a loro».

«Noi, la working class, siamo stati lasciati indietro ma siano noi che facciamo il prodotto e siamo noi oggi ad avere il potere», ha messo in guardia, ricordando i recenti scioperi che hanno mobilitato con successo altre categorie, dagli sceneggiatori di Hollywood agli insegnanti e ai dipendenti di Starbucks.

Fain snobberà invece la visita del tycoon, dopo aver denunciato nei giorni scorsi che «il sindacato sta combattendo la classe dei miliardari e un'economia che arricchisce persone come Donald Trump a spese dei lavoratori».

L'asso nella manica di Trump

Ma the Donald ha un'arma da giocare, ossia la sua contrarietà alla svolta del suo successore a favore dei veicoli elettrici, temuti dagli operai perché richiedono meno manodopera.

«Il mandato draconiano e indifendibile di Joe Biden sui veicoli elettrici – ha attaccato su Truth – annienterà l'industria automobilistica statunitense e costerà il lavoro a innumerevoli migliaia di lavoratori del settore automobilistico. Il corrotto Joe dovrebbe vergognarsi di mostrare la sua faccia davanti a questi americani laboriosi che sta pugnalando alle spalle. Con Biden, non importa quale sia la paga oraria che ottengono, tra tre anni non ci saranno più posti di lavoro nel settore automobilistico poiché arriveranno tutti dalla Cina e da altri Paesi. Con me ci saranno posti di lavoro e salari come non avete mai visto prima. La nostra economia crescerà!».