IncendiAltri focolai in Val Cannobina. Negligenza all'origine dei vari roghi?
SwissTXT / pab
8.4.2021
Tempo secco e favonio sono gli elementi che hanno favorito il propagarsi degli incendi che hanno interessato il Canton Ticino negli scorsi giorni.
08.04.2021, 21:09
08.04.2021, 21:21
SwissTXT / pab
Soltanto mercoledì se ne sono contati tre (più uno di grosse dimensioni in Italia, dove l'impressionante colonna di fumo che si alzava dalla Val Cannobina, una nuvola iridescente, faceva sembrare vulcani le montagne dietro Brissago e Ascona).
Il fumo nell'aria funge da tracciante delle correnti atmosferiche. In questo filmato la visuale sull'incendio scoppiato ieri in Val Cannobina: bolle convettive di aria calda trasportavano il fumo verso l'alto, mentre alle quote più elevate il forte vento lo spingeva verso sud. pic.twitter.com/kDzdFrp1GB
Gli incendi di ieri in Ticino (nello specifico in Valle di Muggio, in Malcantone e nei boschi sopra Cugnasco) sono definiti sotto controllo dai pompieri, mentre in Italia, nella Val Cannobina, la situazione è più complessa, hanno fatto sapere fonti RSI da oltre confine.
In azione tre aerei canadair e due elicotteri. Il peggio sembrava passato, ha riferito il sindaco di Cannobio, tuttavia nelle ultime ore si sono sviluppati altri focolai, che potrebbero mettere a rischio anche due frazioni del comune sul Lago Maggiore. I pompieri continuano a lavorare anche sulle vie tagliafuoco.
Se la scarsità di precipitazioni (le ultime piogge risalgono ai primi di febbraio) e il vento aiutano le fiamme a propagarsi, all'origine di questi roghi potrebbero esserci negligenze, nonostante il divieto di accendere fuochi all'aperto.
«I boschi non hanno ancora le foglie, così il sole riesce a scaldare la 'lettiera' (che poi diventa il combustibile per il fuoco). Se a questa combinazione di fattori si aggiunge il favonio, un vento secco, la situazione può diventare esplosiva. Quando vige il divieto di accendere fuochi all'aperto è importante non giocare con il fuoco. Una sigaretta o qualunque altra cosa non completamente spenta (e questo vale anche per la cenere dei camini) potrebbe innescare un incendio. Bisogna fare molta attenzione», spiega ai microfoni della RSI l'ingegnere forestale Marco Conedera, dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL.