Contrabbando Banda del prosciutto, Suter: «Ristoratori messi in cattiva luce»

SwissTXT / pab

10.1.2020

Massimo Suter
Massimo Suter
Ti-Press

«Vicende come questa mettono in cattiva luce tutta la categoria»: così il presidente di GastroTicino Massimo Suter, in merito al caso di contrabbando di generi alimentari trasportati dall’Italia al Ticino e reso pubblico dall’Amministrazione federale delle dogane. 

Non ha memoria di casi così grossi, spiega Suter ai microfoni della RSI, almeno non negli ultimi tempi, ma non si dice troppo sorpreso da quanto accaduto.

Prezzi e concorrenza

Il fattore prezzo e un'agguerrita concorrenza per il settore nella fascia di confine sono fattori che possono aver dato il «la» a questo caso di contrabbando, la cui entità, tuttavia, ha impressionato il presidente di GastroTicino: «Conoscendo le difficoltà che sta attraversando il settore purtroppo questa tendenza a cercare l’escamotage per risparmiare sui prezzi d’acquisto poteva essere presenta, ma non credevo con questi numeri».

Non un caso bagatella, ma un traffico di merci con metodi studiati a tavolino per eludere la legge e i controlli doganali. Il che è assolutamente non giustificabile, rilancia Massimo Suter.

«Nella formazione che garantiamo ai ristoratori affrontiamo anche un modulo legge – continua – ed è chiaro che insegniamo a fare i calcoli aziendali con prezzi di acquisto e vendita svizzeri. I ristoratori devono essere in grado di mantenere l’azienda sana e fare cifre nere con i prezzi svizzeri».

E poi c'è la fiducia del cliente-consumatore, c'è la sua salute. Anche qui la legge mette dei paletti precisi: «Bisogna garantire la rintracciabilità del prodotto e la catena del freddo. Il consumatore deve sapere da dove arriva il pezzo di carne che si trova nel piatto, come è stato prodotto e come è stato trasportato. Con prodotti introdotti illegalmente questo non è possibile».

Ticino e Grigioni giorno per giorno

Tornare alla home page