Dopo i roghi Boschi di protezione a rischio

SwissTXT / pab

4.1.2019 - 18:20

Per la stima precisa dei danni ci vorrà tempo ma saranno comunque ingenti
Per la stima precisa dei danni ci vorrà tempo ma saranno comunque ingenti
Source: Ti-Press

Gli incendi che hanno intaccato in questi giorni i boschi del Locarnese sono sotto controllo da giovedì notte e i militi, aiutati dai pompieri di montagna, stanno compiendo i lavori di bonifica del territorio.

Per la stima dei danni ci vorrà tempo, ma già da ora si sa che saranno ingenti, perché le fiamme hanno raggiunto anche un'area di bosco importante, che fa parte dei cosiddetti "boschi di protezione". Sono quelli da salvaguardare a tutti i costi in caso di incendio perché, come dice il nome stesso, con la loro posizione strategica proteggono centri abitati, strade e infrastrutture dai pericoli naturali, come le frane o le valanghe.

In Ticino e Grigioni la maggior parte della superficie boschiva è proprio di questo tipo. Se parte di questi boschi importanti brucia, bisogna valutare i danni una volta domato l'incendio e capire come intervenire.

Misure da adottare

"Se ad esempio abbiamo avuto solamente un fuoco di superficie in un bosco di latifoglie, possiamo anche non fare niente, in quanto il bosco si rigenera senza particolari azioni. Mentre se brucia fino alle chiome un bosco di resinoso come l'abete rosso, il bosco non potrà più fungere da protezione e quindi dobbiamo adottare delle misure", spiega ai microfoni della RSI Luca Plozza, dell'ufficio foreste pericoli naturali dei Grigioni e del moesano.

Le misure possono essere tecniche, come la costruzione di ripari antivalanga, oppure si deve optare per nuove piantagioni. Ma quanto tempo occorre affinché le nuove piante possono svolgere la loro funzione protettiva? "Se brucia l'abete rosso, prima di avere un bosco che posso ancora proteggere adeguatamente, servono almeno 50 anni", sottolinea Plozza.

Prevenire meglio che curare

Per prevenire disastri simili, si agisce sia sul lungo che sul corto termine, spiega Marco Conedera, che lavora presso la sede di Cadenazzo dell'Istituto Federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio. "Sul lungo termine la prevenzione consta di studi che mettono in risalto quali sono le tipologie boschive più sensibili. Si fanno delle pianificazioni per capire dove realizzare le vasche antincendio. Sul corto termine invece abbiamo sviluppato modelli che permettono, sulla base della metrologia, di stimare l'effettiva probabilità che un fuoco si inneschi durante la giornata".

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