CovidVia tutte le restrizioni? Un invito alla prudenza e a un sano realismo
SwissTXT/Red
16.2.2022
Paolo Merlani (EOC) e Christian Camponovo (Clinica Luganese Moncucco) prendono posizione a poche ore dalle attese novità da Berna sugli importanti allentamenti delle misure nella lotta alla pandemia di Covid.
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16.02.2022, 08:49
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Fare previsioni sul futuro è inutile, afferma ai microfoni della RSI chi è confrontato direttamente con il Covid da ben due anni. Un invito alla prudenza neanche troppo velato a poche ore da quello che potrebbe essere un «liberi tutti» o quasi sancito da Berna.
Oggi, mercoledì, il Consiglio federale potrebbe comunicare l’abrogazione di buona parte die provvedimenti inerenti la pandemia.
Nel frattempo, martedì sera erano nove i pazienti Covid ancora ricoverati nei reparti ticinesi di terapia intensiva. Tutti infettati dalla variante Omicron perché la Delta da qualche settimana ha lasciato il reparto.
Rispetto a due anni fa sono meno i pazienti che sviluppano un decorso grave della malattia, però se nelle prime ondate chi finiva all’ospedale aveva per la maggior parte più di 70 anni oggi i posti letto sono occupati da più pazienti sulla cinquantina.
«I vaccini hanno fatto la differenza»
«I vaccini hanno fatto la differenza – dichiara Paolo Merlani, direttore medico del dipartimento area critica dell'EOC –. Attualmente in terapia intensiva sette pazienti su nove sono non vaccinati. Quelli che sono vaccinati, uno ha solo due dosi e l’altro è immunosoppresso. Questo ci dice fino a che punto le armi che abbiamo a disposizione sono valide».
Ora che si va verso quello che potrebbe essere un «liberi tutti», si avverte un po' anche nelle corsie dell'ospedale un senso di speranza, di rilassamento.
«Siamo tutti stufi – replica Merlani – C’è speranza. Ogni tanto si ha l’impressione di essere negli ultimi giorni di giugno, quando da ragazzi si sperava di poter andare in vacanza. Bisogna però stare attenti a non passare da una situazione in cui siamo soprattutto prudenti a "un liberi tutti". È un grosso salto e mi spaventa un po’. In un certo senso sorprende che non si sia ipotizzato uno step intermedio».
«Siamo un po’ prudenti nel vedere questa fine immediata»
A temere un eventuale liberi tutti anche il direttore della Clinica Luganese Moncucco Christian Camponovo. «Chi deve prendere la decisione si assume una grossa responsabilità – dichiara alla RSI – Siamo un po’ prudenti nel vedere questa fine immediata. Sostanzialmente non crediamo di essere a quel punto. C’è però un passo nella buona direzione».
Si sente un cambio emotivo a livello lavorativo? «Non così tanto – risponde Camponovo –. Ci siamo stupiti più volte. Soprattutto durante la stagione più calda pensavamo di esserne fuori per questo resta prudenza e un sano realismo. Il Covid resterà e resterà una malattia che dobbiamo gestire».
Nei vostri reparti resteranno quindi delle restrizioni indipendentemente da quanto deciderà Berna? «Negli ospedali sì – risponde Camponovo –. Ricordo che da qualche anno negli ospedali d’inverno si mette la mascherina e penso che questo resterà».
Difficile fare previsioni
«Le prospettive di come ci organizzeremo per il futuro le stiamo discutendo – afferma invece Paolo Merlani – Sono due anni che sono confrontato con questa malattia e dico che è difficile fare previsioni. Ogni volta il virus ci ha sorpreso quindi bisogna sapersi adattare e rimanere vigili con le armi che ora abbiamo a disposizione pronte nel cassetto».