Dopo i tagli al CdT Crisi dell'editoria, il modello Le Temps

SwissTXT / pab

24.5.2019

La risposta digitale alla crisi dell'editoria
La risposta digitale alla crisi dell'editoria
Keystone

La crisi della stampa non è né circoscritta a livello locale né di improvvisa apparizione. Negli ultimi dieci anni gli introiti pubblicitari sui quotidiani in Svizzera sono crollati del 60%.

In Ticino sono drasticamente scesi anche gli abbonati ai quotidiani e il fallimento - lo scorso anno - di Publicitas aveva trascinato con sé il Giornale del Popolo, edito dalla Curia. Non solo il futuro, ma anche il presente è quindi incerto.

L'esempio da Oltralpe

C'è però chi cerca delle vie di uscita anche con un certo successo, come Le Temps, uno dei maggiori quotidiani della Svizzera romanda, che si è riorganizzato per far fronte alle difficoltà.

«Da noi il cartaceo non è più al centro del processo di produzione da tre anni: all'inizio del 2016 abbiamo dato la priorità al digitale», spiega il caporedattore dell'informazione digitale Gaël Hurlimann in un’intervista realizzata da Francesca Torrani per le Cronache della Svizzera italiana.

Che cosa ha significato e cosa significa questo passaggio?

«Tutti i giornalisti lavorano alla scrittura di un articolo che sarà pubblicato prima di tutto sul nostro sito internet. La prima preoccupazione è a che ora sarà pubblicato, e non più quale taglio avrà sull'edizione cartacea. Questo cambiamento di riflessione, dal cartaceo al digitale, ha permesso nel contempo di realizzare altre cose: sviluppare i video, creare i podcast, lanciare nuovi formati».

Il nervo scoperto è il finanziamento: le inserzioni (la grande perdita di pubblicità), gli abbonati, … Voi come reagite a questo problema?

«Per lottare contro i problemi finanziari, Le Temps mette in campo due strategie: da una parte la qualità dei contenuti per poter contare sul più alto numero possibile di lettori che si abbonano al giornale: negli ultimi18 mesi il numero di nuovi abbonati al sito internet supera le disdette date al giornale cartaceo, dunque la somma delle due offerte ci fa guadagnare lettori. La seconda strategia riguarda il cosiddetto "businness di sviluppo" secondo cui quando vogliamo lanciare un contenuto nuovo e ambizioso cerchiamo un partner finanziario».

Cioè finanziate i singoli progetti editoriali?

«Ogni progetto è diventato qualcosa da finanziare a sé: ad esempio se vogliamo proporre una serie di interviste video a tema, cerchiamo di individuare chi ne diventa sponsor. Dunque non proponiamo agli inserzionisti di comperare uno spazio, bensì di acquisire un 'ambiente', magari più vicino alla loro attività, e questo è un mercato che si sta sviluppando enormemente».

Dunque anche il concetto di redazioni è superato a Le Temps?

«Da noi non ci sono due squadre; non ci sono vecchi giornalisti che lavorano per la versione cartacea e altri per i nuovi formati. Tutti lavorano allo stesso prodotto, e in questo modo vengono incoraggiati a trovare nuove forme di narrazione e quando, ad esempio, viene realizzato un video su un tema specifico, il videomaker lavora con l'esperto di salute, di scienza, di politica...».

Le Temps è stato fondato nel 1998 con la fusione quotidiani Journal de Genève e Nouveau Quotidien. La tiratura certificata è di 31'200 copie.

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