Tragedia Mottarone Mandato di cattura internazionale per il nonno di Eitan

SDA

10.11.2021 - 09:17

La procura di Pavia ha emesso due mandati di cattura internazionali per il nonno materno del piccolo Eitan e per il 50enne israeliano che era alla guida della macchina con cui il bambino fu portato all'aeroporto di Lugano l'11 settembre per essere imbarcato su un aereo privato con destinazione Tel Aviv.

Keystone-SDA

Lo scrivono oggi Il Corriere della Sera e La provincia pavese.

Il bambino di 6 anni è l'unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Dopo la morte dei genitori il piccolo è finito al centro di una disputa familiare tra la famiglia materna (la zia è stata nominata tutrice legale dalle autorità italiane) e quello paterno.

Il nonno Peleg, che ha portato il bambino a Tel Aviv di nascosto passando dal Ticino, è infatti ora indagato dalla procura di Pavia per sequestro di persona. Sul lato Svizzera sta indagando invece la procura ticinese.

Intanto, sul caso nei giorni scorsi si è espresso il tribunale di Tel Aviv, stabilendo che il bambino deve tornare in Italia. Contro questa decisione, il nonno ha già fatto ricorso e si attende la pronuncia della Corte distrettuale.

Viaggi in Svizzera per pianificare il rapimento

«A ulteriore conferma della pianificazione del sequestro, vi sono inoltre i numerosi viaggi in Svizzera effettuati nelle giornate immediatamente precedenti l'11 settembre», giorno del rapimento.

Viaggi accertati «grazie all'analisi del traffico telefonico, dove sia il Peleg», nonno materno di Eitan, «sia l'Alon Abutbul», autista «verosimilmente appartenente alla compagnia militare privata denominata ‹Blackwater›», avevano «definito le fasi finali del progetto criminoso». Lo scrive la Procura di Pavia a proposito dei mandati di cattura internazionale emessi a carico del nonno e dell'autista israeliano.

La Procura spiega anche che «la condotta degli ex coniugi Peleg», ossia il nonno Shmuel e la nonna Esther (anche lei indagata ma non destinataria del mandato d'arresto) «è stata contrassegnata anche da alcuni tentativi di corruzione al fine di agevolare il loro intento criminoso, come testimoniato da una cittadina israeliana, ormai da parecchi anni residente in Italia, la quale nel mese di luglio era stata contattata telefonicamente per conto della Esther Athen Cohen», ossia la nonna materna, «con la proposta di aiutare la donna a portare il bambino in Israele in cambio di una cospicua ricompensa in denaro».

«Si è accertato, in particolare - scrive ancora la Procura di Pavia - come Shmuel Peleg e la ex moglie Esther Athen Cohen» avessero «maturato nel tempo un sentimento di ostilità nei confronti della zia paterna tutore del minore, Aya Biran Nirko, in quanto contrariati dalla decisione assunta dal Giudice Tutelare di affidare a quest'ultima il nipote».

«Proprio in questa profonda convinzione che il nipote dovesse essere affidato alla famiglia materna e trasferito definitivamente nel suo paese di origine in Israele - spiega la Procura - trova origine il disegno criminoso messo in atto con lucida premeditazione e meticolosa organizzazione dagli indagati».

Il coinvolgimento del connazionale

E sempre «in tale ricostruzione si inserisce il coinvolgimento del connazionale» Gabriel Alon Abutbul, l'autista, «verosimilmente appartenente alla compagnia militare privata denominata ‹Blackwater› e ‹assunto› dai nonni materni per assisterli ed aiutarli nel loro progetto di trasferimento del piccolo Eitan in Israele».

Eitan, ricorda la Procura, «a seguito di una visita concordata tra la zia» e il nonno l'11 settembre «è stato condotto in Israele da quest'ultimo e da un terzo soggetto, poi identificato per il connazionale residente a Cipro», ossia Abutbul.

I tre hanno varcato «il confine elvetico a bordo di un'autovettura presa a noleggio dallo stesso Peleg per giungere presso l'aeroporto di Lugano-Agno, da dove si sono poi imbarcati su un volo privato, noleggiato da una compagnia tedesca di noleggio charter al costo di 42mila euro» da Abutbul «con destinazione Tel Aviv».

Gli investigatori, si legge ancora, «sviluppando e analizzando scrupolosamente i dati relativi al traffico telefonico e ogni altra informazione acquisita nel corso dell'attività di indagine, hanno ricostruito in dettaglio la pianificazione del reato da parte degli indagati, ricostruzione, peraltro, resa ardua attesi i presunti trascorsi di appartenenza militare degli indagati».

Un ex militare in pensione

Il nonno del piccolo è un ex militare in pensione. Lui e Abutbul si sono mossi, spiegano i pm italiani, in «modo ‹ombroso› sul territorio italiano con l'utilizzo anche di più autovetture a noleggio e comunicando tra loro con utenze telefoniche estere».

A Shmuel, oltre ai pericoli di inquinamento probatorio e reiterazione del reato, non viene contestato quello di fuga perché ovviamente è noto che si trovi a Tel Aviv. Per domani, tra l'altro, è fissata l'udienza davanti alla Corte distrettuale di Tel Aviv per discutere il ricorso presentato dal nonno contro la sentenza della giudice Iris Ilotovic-Segal che, nell'ambito della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione internazionale di minori, aveva dato ragione alla zia.

Fino alla decisione di secondo grado, però, il bimbo non può tornare in Italia dato che il ricorso blocca la decisione favorevole al rientro a Pavia.