COVID-19Prolungato lo stato di necessità in Ticino. 142 infrazioni negli esercizi pubblici
sam
20.5.2020
Rilancio del turismo, controlli negli esercizi pubblici, tampone e test seriologico, contact tracing e sostegno psicologico: questi i temi affrontati oggi, mercoledì, durante la conferenza stampa delle autorità ticinesi.
Il primo a prendere la parola è stato il presidente del Consiglio di Stato ticinese Norman Gobbi, il quale ha fatto sapere che l'Esecutivo ha deciso di prolungare lo stato di necessità fino alla fine di giugno.
«Questo - ha spiegato il ministro - per dare un respiro allo Stato maggiore cantonale di condotta, ma anche perché - nonostante i dati positivi siano confortanti - bisogna continuare a fare attenzione e mantenere un comportamento sempre diligente. Il coronavirus, lo abbiamo ricordato più volte, è sempre presente tra di noi e dovremo conviverci anche durante e probabilmente oltre l'estate».
Nuovo flyer rivolto ai turisti
E proprio in quest'ottica il Cantone ha lanciato un nuovo flyer, intitolato «Bentonati in Ticino», volto a sensibilizzare sia la popolazione, ma soprattutto i turisti, che ora si auspica tornino alle nostre latitudini.
«Il messaggio che vogliamo dare ai nostri ospiti, ma anche a noi ticinesi che abbiamo delle case di vacanza nel Cantone, è che lo scopo è comune, ossia quello di ridurre al massimo la diffusione del contagio per salvaguardare la salute pubblica, ma anche il rilancio dell’economia».
Gobbi, senza nascondere il suo entusiasmo, ha detto di aver incontrato oggi sul Passo del San Gottardo, appena riaperto, dei turisti che lo hanno riconosciuto e gli hanno detto: «Siamo tornati!», facendo riferimento all’invito del ministro, espresso in dialetto svizzero tedesco durante la scorsa conferenza stampa, a scendere di nuovo al Sud delle Alpi in vacanza. E questo, ha detto Gobbi, ha rappresentato un forte rispetto da parte loro.
Uso della mascherina
Gobbi ho poi voluto affrontare il tema della mascherina, in quanto risulta un argomento di discussione.
«In Svizzera - ha ricordato - non è obbligatoria, ma è assolutamente raccomandata quando le distanze non possono essere mantenute o quando si passa più di 15 minuti insieme. Se lo slogan iniziale era "mi proteggo, ti proteggo", oggi il messaggio che deve passare è che ognuno di noi deve cercare di proteggere gli altri, in un gesto di altruismo».
Funzioni religiose dal 28 maggio con piani di protezione
Gobbi ha fatto sapere che la Curia ticinese ha quindi già predisposto piani di protezione per rassicurare fedeli e parroci. «Si tratta di una riapertura, ma ovviamente non totale - ha sottolineato - dato che sono necessarie nuove norme di comportamento. Quindi ad esempio il segno della pace e altri gesti che si facevano precedentemente in Chiesa non saranno permessi, ma verranno fatti in altro modo».
Processo di avvicinamento all'8 giugno
Tutto cio, ha sottolineato il ministro, si inserisce in un processo di avvicinamento all’8 giugno, quando ci sarà un allentamento anche per le attività ricreative, argomento che verrà affrontato da Berna la prossima settimana.
«Dobbiamo tenere conto di questo percorso che vuole un ritorno alla normalità, una nuova normalità, in cui dobbiamo imparare a convivere con nuove regole, ma anche con il virus che c'è ancora e dobbiamo riconoscerlo come rischio».
864 controlli negli esercizi pubblici e 142 infrazioni
Dopo Gobbi, è stata la volta del responsabile dei Servizi generali della Polizia cantonale Elia Arrigoni, il quale ha parlato dei controlli che ci sono stati negli esercizi pubblici, riaperti lunedì 11 maggio.
I controlli di polizia sono stati 864 e in 142 casi sono state constatate lievi infrazioni, che sono state immediamente corrette.
«L’esercizio pubblico - ha sottolineato Arrigoni - è per antonomasia un luogo di aggregazione ed è quindi normale che alcune norme siano difficili da rispettare».
Le infrazioni riscontrate maggiormente sono quelle relative alla distanza sociale non mantenuta, ma anche tavoli alti con quindi consumazioni in piedi (le quali sono vietate), aumenti non giustificati di posti esterni, aperitivi ai banconi, chiusure ritardate, mancata disinfezione di oggetti di uso comune e mancanza di zone di attesa per la clientela che deve spostarsi (ad esempio per andare in bagno).
Arrigoni: «Dialogo costruttivo con gli esercenti»
Il responsabile dei Servizi generali della Polizia cantonale ha però spiegato che c'è stato e c'è un dialogo costruttivo con tutti gli esercenti e anche con l'Associazione di categoria, in modo da garantire la sicurezza agli avventori, ma anche per venire in aiuto di chi ha un bar o un ristorante, «ai quali viene chiesto un ulteriore grande sforzo, dopo aver già vissuto un momento difficile».
Arrigoni ha quindi spiegato che, in questo senso, potrebbe essere concesso un ulteriore uso del suolo pubblico per ampliare gli spazi a disposizione o cambiamenti nel numero massimo di persone che possono recarsi insieme nel luogo pubblico.
La differenza tra tampone...
A prendere la parola è poi stato il medico cantonale Giorgio Merlani, il quale ha - come prima cosa - ricordato i numeri odierni: non si registrano nuovi decessi (per cui il bilancio resta fermo a 344) e i nuovi casi di contagio sono solo due, per un totale di 3’287 dall'inizio della pandemia. Nelle strutture sanitarie sono ricoverate 53 persone: 49 in reparto e 4 in terapia intensiva, tutte intubate.
Merlani ha poi tenuto a precisare alcuni aspetti, sui quali ha notato che c'è un po' di confusione, in merito ai tamponi e ai test sierologici.
Per quanto riguarda i tamponi, che si fanno nel naso o in gola, Merlani ha spiegato che servono per raccogliere un campione di saliva o di muco nel quale si cerca il codice genetico del virus per dimostrare la sua presenza in quel momento.
«Quando si fa il test non si può però avere la certezza sul risultato», ha tenuto a precisare, spiegando che se il risultato è positivo vuol dire che c’è del materiale genetico, ma non si può sapere se la persona è ancora contagiosa. E poi ci sono anche falsi negativi, se il campione non viene effettuato bene o per altri motivi.
Nel caso in cui ci siano dubbi, vengono effettuati altri esami, al di là del tampone. «Ma se si tratta di persone asintomatiche la probabilità di trovare qualcosa è estremamente bassa. E poi a volte si pensa di fare il tampone e poter quindi conoscere la propria situazione in quel momento, ma non è così. Se una persona ha appena avuto contatto con una infetta, non risulterà immediatamente positiva».
... e test sierologico
Merlani è poi passato al tema del test sierologico, per il quale ha ricordato che sono state contattate 1'500 persone residenti in Ticino. Di queste, 940 hanno già confermato la loro disponibilità e 200 hanno già effettuato il test. Altre 218 hanno invece rifiutato di partecipare a questo studio. Rimangono circa 200 persone che ancora non hanno risposto.
Il medico cantonale ha quindi spiegato che questo tipo di test, sierologico appunto, è molto più complesso rispetto al tampone. Questo test permette di sapere se la persona è entrata in contatto con il virus, dato che il sistema immunitario avrà prodotto degli anticorpi.
«Ma ci sono due aspetti da tenere in considerazione: prima di tutto, non tutti i test sono affidabili e, secondariamente, un risultato positivo non vuol dire che io sia protetto a lungo termine dal virus, ossia che io sia immune. Non lo sappiamo ancora».
A fine conferenza stampa, Merlani - rispondendo a una domanda - ha fatto sapere che al momento non gli risulta nessun caso di contagio tra docenti o allievi in seguito alla riapertura delle scuole.
Come avviene il Contact Tracing
Infine, è intervenuta la responsabile del Contact Tracing e psicologa della Polizia cantonale Marina Lang, la quale come prima cosa ha spiegato che l'obiettivo del contact tracing è quello di tenere sotto controllo la diffusione del virus attraverso, appunto, il tracciamento.
«L’attività che svolgiamo consiste nel contattare le persone che risultano positive al COVID-19 e, come prima cosa, disporre per loro l'isolamento. Facciamo poi un'analisi ambientale per stabilire i contatti che la persona ha avuto nelle 48 ore precedenti. Si ricostruiscono i contatti stretti, quindi a rischio elevato di infezione. I contatti ad alto rischio sono i conviventi o le persone rimaste a meno di 2 metri di distanza per più di 15 minuti, senza protezioni».
Lang ha quindi spiegato che le persone che risultano in questa lista vengono a loro volta contattate e viene detto di loro di rimanere in quarantena per 10 giorni. «Lo Stato maggiore cantonale di condotta - ha fatto sapere - ha allestito una struttura nel Bellinzonese nel caso in cui queste persone non possano fare al proprio domicilio l'isolamento o la quarantena».
In Ticino 24 persone in isolamento e 44 in quarantena
Ad oggi ci sono in Ticino 24 persone in isolamento e 44 in quarantena. Si è notato che per ogni persona positiva ci sono generalmente solo 2/3 persone a elevato rischio. «Il che significa che nel nostro Cantone c'è un buon rispetto delle norme», ha detto l'esperta.
Questo lavoro permette anche di identificare se nascono dei folocai ed eventualmente intervenire in modo celere.
In questo contesto, Lang ha fatto sapere che a inizio settimana una persona risultata positiva ha generato più di 10 quarantene. «Abbiamo quindi capito che in quel caso sono state allentate le misure e non c'è stato il giusto rispetto delle norme. Siano quindi subito duvuti intervenire».
250 richieste di sostegno psicologico
La seconda parte dell'intervento di Lang verteva sulla questione del sostegno psicologico: a inizio pandemia, ha ricordato, è stata creata una task force, voluta dal medico cantonale Merlani, «che ha subito capito che le problematiche legate al coronavirus avrebbero potuto avere effetti anche sul piano psicologico».
L'esperta ha quindi spiegato che inizialmente ci si è concentrati sugli operatori sanitari e sociosanitari per cercare di aiutarli nella fase acuta della crisi.
Successivamente, da quando è stata aperta la hotline di supporto (che risponde al numero 0800 144 144), sono giunte 250 richieste di aiuto.
I campanelli di allarme
Lang ha quindi presentato un nuovo flyer, appena pubblicato, che rende attenti su quelli che potrebbero essere i campanelli di allarme, che devono spingere le persone a eventualmente chiamare uno specialista (come disturbi del sonno, gli scatti d'ira, l'aumento dell'uso di varie sostanze, ecc.)
«La fase in cui siamo entrati - ha aggiunto infine l'esperta - dal profilo psicologico ha grande importanza, perché pone l’individuo al centro della crisi. Ognuno deve fare una riflessione e un bilancio personali allo scopo di ritrovare un equilibrio. Ci sono due aspetti da tenere in considerazione: da un lato la prudenza e dall’altra la speranza. Si tratta di due approcci che servono appunto a ritrovare questo nuovo equilibrio. Bisogna insomma continuare a fare attenzione, ma riuscire anche a non restare nell'immobilismo».
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