Funivie Funivie: stagione estiva deludente in Svizzera, ma buona in Ticino

hm, ats

19.11.2021 - 15:21

Funivia a Zermatt
Funivia a Zermatt
sda

La stagione estiva è stata in generale deludente per gli impianti di risalita elvetici, che hanno dovuto fare i conti con la meteo spesso sfavorevole e l'assenza della clientela asiatica. In contro tendenza si sono mossi Ticino e Grigioni, che hanno approfittato del boom del turismo interno.

Keystone-SDA, hm, ats

Stando ai dati diffusi oggi dall'associazione di categoria Funivie Svizzera, nel periodo da maggio a ottobre i visitatori (si parla di primi passaggi) sono scesi del 24% rispetto allo stesso periodo del 2019 pre-pandemico. A livello di fatturato l'arretramento è pure del 24%.

«La pandemia ha fatto crollare di nuovo le attività estive, che le funivie avevano costruito con successo negli ultimi anni», constata l'associazione in un comunicato, parlando di risultati «sconfortanti», al di là di alcuni segnali positivi regionali.

A mettere i bastoni fra le ruote è stato anche il tempo, che nei mesi da maggio a luglio è stato estremamente piovoso e freddo. Con il miglioramento di agosto gli appassionati di sport all'aperto e gli escursionisti sono però tornati in montagna, portando ad affluenze più elevate di quanto si temesse a inizio stagione.

Malgrado tutto particolarmente sotto pressione sono risultate le strutture nella Svizzera centrale (-41% le entrate, -56% i ricavi) e nell'Oberland bernese (-50% e -21%), toccate dall'assenza dei turisti provenienti dai paesi più lontani. Il Vallese (-1% e -2%) e la Svizzera orientale (-1% e invariato) hanno limitato i danni.

Ticino e Grigioni ne hanno approfittato

Il discorso cambia però radicalmente se si considerano gli impianti del Ticino (+20% e +20%) nonché dei Grigioni (+29% e +20%), cantoni che come noto hanno beneficiato – anche a livello di pernottamenti – del ritrovato amore mostrato dagli svizzeri per le vacanze in patria in tempi di Covid-19.

Il quadro complessivo rimane tuttavia fosco e il settore auspica che possa beneficiare di aiuti. Attualmente, in considerazione della crisi, la redditività delle strutture non è data: esse svolgono però la funzione di «servizio pubblico».

«Se gli impianti di risalita fossero rimasti chiusi le regioni di montagna avrebbero dovuto confrontarsi con un collasso di tutte le attività turistiche, il che avrebbe causato un danno economico ancora maggiore», argomenta l'organizzazione del ramo. «Per questa ragione è necessario il sostegno da parte degli enti pubblici, al fine di evitare danni di rilevanza sistemica per tutto il comparto turistico».