Lugano Il settore delle materie prime a gonfie vele, Foletti: «Così recuperiamo il gettito perso»

SwissTXT / red

12.3.2023

Immagine d'illustrazione
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La Glencore di Zugo ha un attivo di oltre 17 miliardi. A Lugano il settore delle materie prime sta superando quello bancario. Foletti: «Ci permette di recuperare in parte il gettito perso».

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Il mercato delle materie prime nel 2022 ha generato utili stratosferici. Le società di trading, un po' in tutta la Svizzera, stanno annunciando guadagni record. La Glencore di Zugo, per esempio, ha chiuso con un attivo di oltre 17 miliardi di franchi. Risultati che si traducono anche in entrate fiscali per gli enti pubblici.

La città di Lugano non fa eccezione. Da tempo è una delle piazze più importanti del settore, tanto ricco quanto controverso. Le prospettive per i conti di Città e Cantone sono rosee e sono attese ottime entrate fiscali. Dati ufficiali ancora non ce ne sono, ma il trend è quello.

Interpellato dalla RSI, il sindaco di Lugano Michele Foletti spiega: «Gli operatori ci dicono che il 2022 è stato un anno veramente eccezionale e il trading di materie prime e di energia ha assunto una rilevanza sempre maggiore per la città. E oggi il gettito fiscale in questo settore è equivalente a quello delle banche, cioè sia il settore bancario sia quello del trading rappresentano entrambi più o meno il 15% del gettito. Questo ci ha aiutati a diversificare un po' la nostra economia, permettendoci di recuperare, almeno in parte, il gettito che avevamo perso».

Questo mercato, dunque, a Lugano sta superando, in importanza, quello bancario. Il commercio di materie prime ha però anche vissuto grandi incertezze, anche se, per certi versi, proprio l'incertezza e i prezzi alti delle materie prime hanno contribuito ad aumentare gli utili del settore.

Critica la data dell'invasione russa dell'Ucraina

Prezzi alti che rappresentano un aumento dei costi e dell'inflazione per i consumatori. Critica è stata soprattutto la data del 24 febbraio 2022: l'invasione russa dell'Ucraina. In Svizzera e anche in Ticino c'erano società legate a doppio filo alla Russia o a personalità russe finite sotto sanzioni internazionali.

E poi c'erano tutte le altre che hanno dovuto, da un giorno all'altro, sopperire alla mancanza del gigantesco mercato russo e trovare sbocchi alternativi.

Un problema che si è presentato anche a Marco Galimberti, amministratore delegato della DP Trade di Lugano, che si occupa del trading di acciaio.

«Quando è scoppiata la guerra avevamo merce pagata sulle banchine del porto di Novorossiysk che eravamo pronti a imbarcare. Per alcuni giorni sono stato male. Mi chiedevo: ma la mia nave arriverà?», dice sempre all'emittente di Comano.

Dopo di che la Svizzera si è accodata alle sanzioni europee. «E ha fatto bene», sottolinea Galimberti, che ha trovato una soluzione: quello che comprava dalla Russia, oggi lo acquista da altri Paesi. «Non riportiamo nessuna ferita in termini di business perso. La Russia è stata sostituita», spiega.