Impianti nelle Alpi Il Ticino rincorre il solare d'alta quota

SwissTXT / red

4.6.2023

L'impianto fotovoltaico a 2'100 metri sulla diga dell'Albigna in Val Bregaglia (GR) costruito nel 2020
L'impianto fotovoltaico a 2'100 metri sulla diga dell'Albigna in Val Bregaglia (GR) costruito nel 2020
Keystone

La Confederazione punta sui grandi impianti fotovoltaici nelle Alpi. Perché i pannelli lavorano meglio al freddo e senza nebbia. Cattaneo al Cantone: «Non sono chiare le regole del gioco».

SwissTXT / red

4.6.2023

L’obiettivo è puntare in alto, perché i pannelli fotovoltaici esistenti o che verranno montati in pianura non basteranno. Anche la Svizzera, sull’onda della decarbonizzazione e degli accordi di Parigi, ha fame di energia elettrica.

Ma il Paese è in ritardo e allora il Parlamento, in autunno, con una modifica urgente della legge sull’energia, ha spinto per favorire la realizzazione di grandi impianti fotovoltaici sulle Alpi.

Impianti che, nelle intenzioni, dovrebbero essere in grado di generare almeno 2 dei 45 terawatt/ora all’anno di cui il Paese avrà bisogno nei prossimi decenni.

Al freddo lavorano meglio

Swisssolar, associazione mantello dei professionisti dell’energia solare, ne ha discusso negli scorsi giorni in un incontro per addetti ai lavori.

È lo stesso Claudio Caccia, coordinatore per la Svizzera italiana, a spiegare alla RSI i vantaggi del solare in quota: «Innanzitutto c’è la bassa temperatura che permette al modulo fotovoltaico di lavorare meglio. In secondo luogo, ma è più difficile da calcolare, c’è l’effetto del riflesso dovuto alla neve. Per questi fattori la produzione invernale di un impianto in alta montagna sarà più elevata».

Una differenza ancora più marcata, continua Caccia, «se confrontata con la resa di un impianto dell’Altopiano svizzero, dove le situazioni di nebbia d’inverno sono persistenti».

Per arrivare a una produzione complessiva in Svizzera di 2 terawatt la Confederazione garantirà un finanziamento pubblico del 60% agli impianti che generano almeno 500 chilowattora e una produzione annua minima pari a 10 gigawattora. La condizione è che i progetti vengano depositati entro il 2025 e sino a raggiungimento dell’obiettivo.

Cattaneo: «Ticino in ritardo»

In Ticino qualcosa si muove. La Società elettrica sopracenerina sta valutando un impianto sul Pian Nara. E un altro potrebbe sorgere sul Monte Tamaro.

Tra i promotori c’è anche il consigliere nazionale Rocco Cattaneo. «Va detto che altri cantoni, come Grigioni, Vallese, Uri e Berna, sono già partiti con molti progetti. In Ticino siamo ancora una volta in ritardo. C’è un tentennamento anche perché non sono chiare le regole del gioco da parte del Cantone nel rilascio di queste licenze edilizie. Abbiamo fatto uno studio di fattibilità e le premesse di base del progetto sono molto interessanti».

Il punto di vista del Cantone

Il timore di Cattaneo è che gli altri cantoni, mossisi prima, si prendano la gran parte della torta… A gettare acqua sul fuoco è Giovanni Bernasconi, direttore della Divisione ambiente: «Non credo che sia così. Il Canton Ticino sta valutando attentamente la modifica di legge e le potenzialità di queste tipologie di impianti».

Trattandosi di progetti di importanza nazionale, «la modifica – continua Bernasconi – fa sì che l’interesse della produzione di energia è preponderante rispetto ad altri, come quelli paesaggistici o di protezione della natura. Ma non definisce in modo preciso la procedura di autorizzazione. Stiamo facendo le nostre valutazioni e in teoria è il Gran Consiglio che dovrebbe autorizzare o adottare una norma che dia la competenza al Consiglio di Stato».

A tal proposito, la legge sullo sviluppo territoriale potrebbe aprire la strada a una pubblicazione con procedura cantonale degli impianti di interesse regionale.

Dopodiché c’è il limite temporale del 2025 che per progetti di tale portata può risultare stretto: «Questo limite ci ha lasciato un po’ perplessi ed anche per questo che, come Cantone, vogliamo prima analizzare il potenziale».

Si punta dunque anche sul piccolo. «Ma non troppo, perché si tratta di impianti comunque costosi», conclude il capodivisione.