Processo a Lugano In aula 3 iracheni accusati di aver trasportato illegalmente 240 migranti

SwissTXT / red

29.3.2023

Immagine d'illustrazione
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Ti-Press

Tre cittadini iracheni accusati aver trasportato illegalmente 240 migranti l’anno scorso in meno di tre mesi dall’Italia alla Germania.

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29.3.2023

A Lugano si è aperto mercoledì il processo nei confronti di tre cittadini iracheni (due sono residenti nel Luganese) accusati – in via principale – di usura aggravata per aver trasportato illegalmente 243 migranti irregolare l’anno scorso in meno di tre mesi dall’Italia alla Germania.

Il traffico di migranti su cui si è dovuta chinare la Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, è di quelli importanti: tanto per le sue dimensioni, quanto per i legami con il Ticino. In soli due mesi e mezzo, tra il 6 luglio e il 20 settembre scorsi, sarebbero stati compiuti 82 trasporti. Persone partite dall’Iraq, che dopo essere giunte a Varese venivano prese in consegna dai connazionali comparsi oggi alla sbarra.

Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire almeno in parte la rete di trafficanti che c'è dietro ai tre imputati. In totale in Svizzera sono state infatti arrestate una quindicina di persone, tutte curdo-irachene, in un'inchiesta dal nome «Operazione 15».

Il dibattimento

Due imputati, quelli principali, come scrive la RSI sul proprio sito si rimpallano le responsabilità e ammettono solo parte dell’ottantina di viaggi. Un 46enne curdo-iracheno residente a Paradiso è accusato di essere la mente della tratta Varese-Germania e di essere quello che dava le indicazioni all’altro, residente a Massagno, che effettuava materialmente i trasporti.

L’uomo invece nega di aver avuto un ruolo di primo piano, sostiene di aver semplicemente messo a disposizione il suo appartamento di Paradiso per offrire una sosta ai migranti e afferma di aver ricevuto le informazioni su come muoversi da un ufficio che si trova nel Kurdistan iracheno. Il terzo imputato invece ammette la sua decina di viaggi.

Della provenienza dei migranti irregolari si è parlato poco in aula, si è però capito che erano pure loro curdi-iracheni, ma anche siriani o turchi. A dipendenza del tragitto che facevano pagavano dai 200 ai 900 euro a testa. Il pezzo grosso di questa organizzazione sarebbe un altro curdo-iracheno che risiede in Germania. Lo ha spiegato la procuratrice pubblica Chiara Buzzi nella sua requisitoria. È stato arrestato e gli inquirenti ticinesi hanno chiesto l'estradizione.

Il confronto a sorpresa

Nel pomeriggio è stato pure «improvvisato» un confronto in aula con un altro elemento di questa presunta organizzazione: un altro cittadino curdo-iracheno che risiede nella Svizzera tedesca e che consegnava il denaro ai trasportatori.

L’uomo è stato prelevato dalla sua cella e accompagnato a Palazzo di giustizia in meno di 40 minuti. In aula ha sostenuto che tutti i migranti irregolari che hanno attraversato la Svizzera lo hanno fatto grazie all'uomo che risiede in Germania e al 46enne citato come una sorta di braccio destro del boss.

Un'affermazione forse esagerata, ma che lascia intendere come l'organizzazione sembri articolata nonostante le ammissioni di colpa siano poche e frammentate.

Ad ogni modo gli imputati si sono scusati, ammettendo però solo in parte i fatti contestati loro. Ognuno ha cercato di ridimensionare il proprio ruolo: nel numero di viaggi effettuati, nel compenso ricevuto, nel rango occupato all’interno dell’organizzazione. Un gioco allo scaricabarile, spesso in contrasto anche con gli elementi oggettivi emersi dall’inchiesta, come i contenuti delle intercettazioni telefoniche e ambientali.

La procuratrice pubblica ha chiesto per i due principali imputati 3 anni e 9 mesi di detenzione e rispettivamente 3 anni e 3 mesi, accompagnati da pene pecuniarie. Per il terzo imputato, con un ruolo minore, sono stati chiesti 20 mesi sospesi. Le arringhe difensive verranno pronunciate giovedì.