Parola a 2 esperti «In Ticino serve più trasparenza nella giustizia»

SwissTXT / red

12.2.2023

«Il fatto che la giustizia venga esercitata all’interno di quattro mura non giova a nessuno»
«Il fatto che la giustizia venga esercitata all’interno di quattro mura non giova a nessuno»
archivo Ti-Press

Il Parlamento cantonale, sollecitato da un rapporto commissionale, dovrà presto affrontare l'argomento. Il punto della questione attraverso le parole di due esperti.

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Il grado di trasparenza della giustizia ticinese va migliorato. È questa l’opinione dei deputati Fiorenzo Dadò e Sabrina Aldi che, avanzando una mozione a questo riguardo, hanno dato il via un rapporto commissionale.

Il nodo della questione concerne la trasparenza del potere giudiziario e della sua relativa accessibilità pubblica, sia per quello che riguarda le udienze dei processi sia per le sentenze. Sollecitato dal rapporto, presto anche il Parlamento cantonale dovrà affrontare il problema per valutare eventuali correttivi.

L'uniformità della prassi favorisce tribunali e cittadinanza

«Mettere una linea guida può essere una buona cosa, però non è un problema (di trasparenza, ndr.), nel senso che chiunque può avere accesso alla giustizia», ha dichiarato ai microfoni della RSI Damiano Stefani, presidente del Consiglio della Magistratura.

«La pubblicazione, invece, dipende un po' dal tribunale stesso, perché un tribunale oberato per altri motivi può metterci di più», concede il neo nominato presidente, concordando in ogni caso sull’utilità dell'«uniformità della prassi».

Uniformità della prassi che, dando per scontato il benestare del Parlamento, il Governo favorirà con un gruppo di lavoro incaricato di individuare le modalità e le maniere per agevolare la pubblicità e la trasparenza del potere giudiziario.

«Il fatto che la giustizia venga esercitata all’interno di quattro mura non giova a nessuno», ha continuato Stefani, argomentando come la trasparenza nella giustizia «permetta alla cittadinanza di avere fiducia in quello che viene fatto, e di non pensare che si seguano regole tutte soggettive».

Le differenze tra piano federale e cantonale

A livello federale «da una parte abbiamo una massima trasparenza con il principio democratico di pubblicità delle udienze, dall’altra direi che a livello di comunicazione i giudici e i tribunali hanno sempre preso una certa distanza con i media e col pubblico» ha spiegato a questo riguardo Bertil Cottier, professore emerito dell’Università della Svizzera italiana, esperto dell’argomento. Tuttavia «adesso la situazione sta migliorando», ha rassicurato.

Se a livello federale la situazione è dunque migliorata, sul pianto cantonale risulta invece più «caotica». Sul modello federale infatti, i cantoni più grandi, come Zurigo e Ginevra, hanno regolato efficacemente il problema. Per quanto riguarda invece quelli più piccoli, la situazione è più eterogenea.

«C’e anche un problema di soldi», ha illustrato il professore, sottolineando come una comuncazione adeguata necessiti di finanziamenti: «Bisogna pagare per avere un servizio di comunicazione per una banca dati».

Parlando di risorse finanziare, Cottier individua allora «la priorità nel livello di accesso alla giurisprudenza». I cittadini e gli avvocati infatti «devono sapere come una legge è stata interpretata: è molto importante, essendo anche uno sforzo alla trasparenza nel senso dell’aspetto democratico».