L’allarme delle associazioni Infermieri in fuga dalla Lombardia verso il Ticino

SwissTXT / red

21.9.2023

Immagine d'illustrazione
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Le associazioni di categoria italiane lanciano l’allarme: in troppi si trasferiscono in Svizzera, e non solo per questioni remunerative.

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Pochi e mal pagati, dalla Lombardia gli infermieri vanno sempre più spesso a lavorare all’estero. Per esempio in Svizzera, dove gli stipendi sono tre volte più alti. I vertici sanitari lombardi lanciano ora l’allarme. Serve invertire la rotta.

Con quali conseguenze per il Ticino? Aurelio Filippini, dell’Ordine professioni infermieristiche Lombardia, ha spiegato ai microfoni della RSI che nella sua regione «mancano tra i 9-10’000 infermieri. Sarebbe il caso di intervenire con qualche incentivo e benefit stabile nel tempo, come ad esempio dei buoni benzina, o dei buoni spesa: se non posso aumentare lo stipendio, vorrei almeno farlo valere di più. Una cosa poi che manca molto sono le borse di studio, perché a livello base siamo professionalmente molto elevati, ma è necessario un continuo approfondimento della situazione. La sanità è sempre in un equilibrio instabile e ha bisogno costantemente di professionisti preparati».

L’allarme lanciato dagli infermieri lombardi è chiaro. Troppi professionisti scappano all’estero. Per esempio in Svizzera, dove ne lavorano 4’000, e dove rispetto ai 1’500 euro di stipendio mensile italiano un infermiere percepisce circa il triplo.

Situazione non rosea nemmeno in Ticino

Anche in Ticino, però, la situazione non è rosea. E secondo l’Associazione Svizzera degli infermieri, sezione Ticino, se venissero a mancare i lavoratori frontalieri questa non farebbe che peggiorare..

«Sicuramente potremmo avere un problema rispetto a quella che è la situazione attuale», afferma Roberto Guggiari, dell’ASI Ticino. «Se pensiamo che 2/3 degli infermieri in Svizzera abbandonano la professione precocemente e che spesso queste persone hanno meno di 35 anni... ecco che lì potremmo trovare alcune risposte e misure che vanno a rispondere a questa penuria a cui andremo incontro entro il 2030».

Risposte al fenomeno potrebbero essere in parte contenute nell’applicazione (sebbene ancora incompleta) dell’iniziativa per cure infermieristiche forti approvata dal popolo svizzero due anni fa, e che forse potrebbero in un certo senso frenare gli infermieri lombardi dall’immaginare un ipotetico ritorno in Italia.

«A titolo personale», conclude Guggiari, «stimo che non tornerebbero in Italia, non solo per una questione remunerativa, anche se è un aspetto molto importante, ma anche per le opportunità di formazione che hanno in Ticino».