COVID-19 La riapertura dell'edilizia in Ticino fa discutere

SwissTXT / pab

16.4.2020

Giangiorgio Gargantini, segretario regionale UNIA Ticino
Giangiorgio Gargantini, segretario regionale UNIA Ticino
Ti-Press

La progressiva riapertura decisa dal Consiglio di Stato ticinese, che dal 27 aprile vedrà l'edilizia e l'artigianato aprire i battenti, non fa felice tutti.

«Si tratta di una riapertura eccessiva, di un passo troppo ampio e troppo rapido», ha dichiarato ai microfoni della RSI Giangiorgio Gargantini, segretario regionale UNIA Ticino. «Il nostro è un sostegno alla finestra di crisi propria del Canton Ticino, che richiede il supporto delle parti sociali. Una garanzia che andrà però rinnovata nelle prossime settimane».

Dal punto di vista sanitario preoccupa soprattutto la messa in pratica delle misure di protezione all'interno di certi ambiti lavorativi. «Sui cantieri non sarà facile poter lavorare rispettando le norme di sicurezza», spiega Gargantini. «Chiederemo al Governo ticinese di estendere la finestra di crisi anche dopo il 27 aprile. Nelle prossime settimane bisognerà tornare alla politica dei piccoli passi, per garantire che il contagio non riparta».

Rossi: «Un passaggio obbligato»

Chi invece può sorridere della decisione sono le aziende, come conferma il presidente Unione delle associazioni dell’edilizia Piergiorgio Rossi: «Noi riteniamo che la proposta del Consiglio di Stato - approvata dal Consiglio federale - sia un passaggio obbligato. Che avvenga una settimana prima o una dopo, la riapertura non cambierà le condizioni che dovranno essere rispettare. Siamo coscienti che il tema della sicurezza è fondamentale, e stiamo informando i nostri associati».

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