Il Consiglio di Stato ticinese ha deciso di abbandonare la legge sulle cave, la quale avrebbe dovuto regolamentare maggiormente un settore che impiega in Ticino circa 300 persone.
11.01.2022, 17:47
11.01.2022, 18:08
SwissTXT / pab
I patriziati, diversi cavisti e i comuni più toccati si dicono quindi soddisfatti. Non erano tuttavia solo loro ad essere scettici, in molti hanno espresso perplessità verso questa proposta che avrebbe portato con sé un cambiamento radicale nel rapporto tra cavisti e proprietari dei terreni. Questi due gruppi, infatti, non sarebbero più stati legati fra loro da un contratto d'affitto privato, ma bensì mediante concessione.
Tiziano Zanetti, presidente dell'Alleanza patriziale ticinese, ritiene che si tratti comunque di un'occasione sprecata. «Anche noi ci eravamo detti che poteva essere una soluzione, quella di trovare un modo per risolvere dei problemi che si portano avanti da una ventina d'anni» spiega ai microfoni della RSI.
Sebbene vi siano già vari strumenti a disposizione, l'Alleanza ritiene infatti che un nuovo strumento elaborato con i diretti interessati sarebbe sicuramente interessante. Questa legge però, secondo i contestatari, non era stata costruita sulla base della condivisione e chiedeva troppo.
Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio, ritiene la decisione una sconfitta, ma al momento non intende proseguire: «Se ci fosse stato un vuoto legislativo da colmare, avremmo avuto un approccio differente. Non vi è un'assoluta necessità di andare avanti, poi purtroppo il lavoro da fare è tanto e il tempo disponibile è poco».