Ecco qual è l'accusa Morte della 19enne a Roveredo, tre gli indagati

SwissTXT / red

30.8.2023

Dopo essere stata ricoverata al pronto soccorso, una 19enne è morta in un ospedale di Bellinzona: il rave illegale si è svolto ai piedi della diga a Roggiasca.
Dopo essere stata ricoverata al pronto soccorso, una 19enne è morta in un ospedale di Bellinzona: il rave illegale si è svolto ai piedi della diga a Roggiasca.
Google Streetview

Sarebbe giunta a una svolta l’inchiesta sulla morte della 19enne del Luganese, deceduta il 27 novembre scorso, dopo essere stata a un rave party che era in corso a Roveredo. Come confermato alla RSI dalla procura grigionese, al momento ci sono tre indagati.

SwissTXT / red

Come scrive l'emittente radiotelevisiva sul suo sito, i tre indagati sono gli organizzatori dell’evento: un 24enne ticinese e due cittadini italiani, che avrebbero potuto e dovuto prestare soccorso alla giovane, così come impone la legge nel caso qualcuno si trovi in imminente pericolo di morte.

Al contrario, come sostengono gli inquirenti, non è andata in questo modo e per questa ragione l'accusa, per tutti e tre i giovani, è di omissione di soccorso.

Rappresentato da Chiara Donati, il 24enne è stato interrogato la scorsa settimana in polizia a Roveredo. Il ragazzo si è difeso,  sostenendo che nel limite delle sue possibilità quel giorno si è attivato. Gli altri due imputati saranno interrogati al più presto.

Che cosa è successo?

Come ricorda la RSI, la giovane stava già male quando è arrivata alla diga della Roggiasca. Più persone se ne sono accorte, ma nessuno ha agito. Si sono limitati ad adagiarla sui sedili di un’auto, dove è stata lasciata per ore e ore, senza decidersi a contattare i soccorsi o a portarla in ospedale.

Solo il pomeriggio del giorno successivo, è stata finalmente portata in ospedale. Il ticinese è rimasto sul luogo della festa, mentre i due italiani e un paio di altri giovani l'hanno trasportata, ormai in fin di vita, al San Giovanni di Bellinzona, per poi andarsene.

La ragazza non è stata ricoverata prima, perché nessuno dei presenti, nello stato in cui erano, voleva rischiare di incappare in un controllo e di perdere la patente. Questa la dichiarazione di alcuni a verbale. Il procedimento è affidato al procuratore pubblico Martino Righetti. I famigliari della 19enne sono rappresentati da Rocco Taminelli.