MottaroneMottarone, le testimonianze di alcuni dipendenti della funivia svelate dalla stampa
pab
3.6.2021
Le indagini dopo la tragedia della funivia del Mottarone, costata la vita a 14 persone, si concentrano in modo particolare sull'uso dei «forchettoni», ossia i dispositivi che impediscono l'entrata in funzione dei freni d'emergenza. Il Corriere della Sera ha divulgato l'essenziale delle nove testimonianze raccolte dai magistrati.
pab
03.06.2021, 17:45
03.06.2021, 18:21
pab
La procura di Verbania ha sentito mercoledì nove dipendenti della società che gestiva l’impianto della funivia del Mottarone per «assunzioni di sommarie informazioni». Lo riferisce Il Corriere della Sera.
Le attenzioni si sono focalizzate sul ruolo dei forchettoni nei freni nel cedimento della cabina 3 in cui sono morte 14 persone domenica 23 maggio. Prende sempre più spazio infatti l’ipotesi è che il loro impiego prolungato potrebbe avere scaricato una tensione eccessiva sulla fune e, quindi, la rottura all’altezza dell’attacco del carrello.
Dalle testimonianze emerge poi un altro elemento: quasi nessuno dei dipendenti della funivia ha fatto dei corsi sulla sicurezza.
L’operatore che il giorno del disastro ha controllato la resistenza delle funi col giro di prova ha detto che c'erano anche dei turisti. «Quella mattina, per la corsa di prova, non sono salito da solo, ma con altre 12 persone, oltre al mio collega (...). Nerini (gestore della funivia, indagato assieme a Gabriele Tadini ed Enrico Perocchio ndr.) ci ha detto “il gruppo sale con voi”. E a loro “salite”». L'operatore ha poi specificato che non è consuetudine fare la corsa di prova con i turisti, «ma capita».
La capostazione, dal canto suo, ha ammesso di non conoscere gli aspetti più tecnici: «Non sono a conoscenza della funzione dei forchettoni. So solo che venivano messi a fine giornata, a impianto fermo e cabina vuota».
Forchettoni dimenticati?
La macchinista invece ha detto di conoscere i rischi del dispositivo inserito. «Era Tadini a ordinare l’applicazione dei ceppi sui freni d’emergenza anche durante il regolare funzionamento dell’impianto. Quando gli ho chiesto se dovessi toglierli, lui mi ha risposto di lasciarli dov’erano che c’era un problema ai freni».
Il vetturino invece ha parlato di dimenticanze: «È capitato di far viaggiare i passeggeri nella cabina con i ceppi. Per quanto ne so io succedeva quando l’addetto si dimenticava di toglierli. Ma è severamente vietato farle viaggiare così».
L'agente di stazione ha detto di non sapere se la cabina possa viaggiare con persone a bordo e ceppo inserito: «Credo di no. Io li ho messi e tolti diverse volte. Ricordo di aver chiesto chiarimenti a Tadini, quando mi ordinò di non levarli. Disse: prima che si rompa una traente o una testa fusa ce ne vuole».
C’è però una frase, pronunciata da Nerini, che gli è rimasta impressa nella mente, e che riguarda l’inserimento del dispositivo: «All’inizio mi disse “stai tranquillo che tanto non succede niente”. Il mese dopo fui costretto a calare 38 persone da una cabina bloccata».
In pochi hanno fatto dei corsi di sicurezza
Dalle testimonianze raccolte, emerge anche un altro dettaglio: quasi nessuno dei dipendenti ha mai svolto corsi per la sicurezza dei turisti. «Ho imparato sul campo, dal personale più esperto», ha riferito l'agente di stazione. Così come un altro suo collega, che fa il bigliettaio, che ha affermato: «Feci solo un affiancamento con Tadini per una settimana».
Un altro agente di stazione, qualcosa aveva fatto in passato: «Ho effettuato un corso sulla sicurezza e antincendio qualche mese dopo la mia assunzione e un apprendistato in Dad di un mese». La macchinista ha invece spiegato che, normalmente, «per svolgere le mie mansioni si viene affiancati a un operatore per un periodo e dopo si effettuano delle prove tecniche». Lei, invece, ha effettuato queste prove quasi subito.