TicinoNiente «mori» alle Processioni di Mendrisio, plaude la Commissione federale contro il razzismo
pab
20.2.2024
Non accenna a placarsi la discussione sulla decisione del comitato delle Processioni storiche di Mendrisio di rinunciare a dipingere di nero i volti dei figuranti che interpreteranno i mori. Se ne parla anche Oltregottardo, da dove arriva, via un'intervista della RSI, il plauso della Commissione federale contro il razzismo, secondo la quale la risoluzione:«denota una forte sensibilità sul tema della discriminazione».
pab
20.02.2024, 19:47
20.02.2024, 19:58
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Hai fretta? blue News riassume per te
Un paio di settimane fa la Fondazione Processioni storiche di Mendrisio ha fatto sapere di voler rinunciare al blackface, cioè al truccare la faccia di nero alle persone che interpreteranno i mori.
La risoluzione è stata presa poiché allestendo il dossier per la candidatura UNESCO gli organizzatori si sono resi conto che «i valori di patrimonio immateriale e culturale comprendono l’inclusività».
La decisione ha scatenato una serie di polemiche, soprattutto a livello politico, con in prima fila esponenti dell'UDC.
Giova ricordare che si avvicinano le elezioni comunali di aprile e che quindi il clima è politicamente molto attivo.
La polemica ha fatto notizia anche Oltralpe, visto che diversi giornali hanno ripreso la storia.
La Commissione federale contro il razzismo (CFR) accoglie ora positivamente la disposizione presa che denota «forte sensibilità».
Della decisione di non più ricorrere a personaggi con il volto dipinto di nero (il blackface) per chi interpreterà i mori se ne parla da inizio febbraio, da quando se n'è avuto notizia.
E si continuerà, complice l'ormai onnipresente campagna elettorale per le comunali di aprile, a parlarne fino all'ultimo, fino a quando il 28 e 29 marzo alle ore 20:30 andranno in scena le Processioni storiche di Mendirisio durante la Settimana Santa.
In Ticino la questione era già stata affrontata, giova ricordarlo, in occasione delle cavalcate dei Re Magi a Lugano, in cui aveva fatto discutere la scelta di far interpretare il ruolo di Baldassarre a una persona bianca con la faccia dipinta di nero.
Perché una tale decisione per Mendirisio?
La misura adottata per Mendrisio, come ha spiegato qualche giorno fa ai microfoni della RSI il presidente della Fondazione Processioni storiche Gabriele Ponti, non è stata presa perché costretti, ma «in autonomia. Allestendo il dossier per la candidatura UNESCO ci eravamo resi conto che i valori di patrimonio immateriale e culturale comprendono l’inclusività».
Per Ponti le traduzioni «sono arrivate fino ai giorni nostri perché hanno saputo stare al passo coi tempi». Non si sta dunque snaturando una tradizione, ma la si sta «aggiornando al tempo in cui viviamo».
Il «no» al blackface significa adottare un cambiamento «che vuole dimostrare quella sensibilità che una manifestazione che si fregia di un riconoscimento UNESCO dovrebbe sapere dimostrare nei confronti dell’umanità» aveva concluso Ponti.
Le critiche, soprattutto dalla destra
Complice la campagna elettorale per le comunali di aprile, la notizia è stata molto commentata e dibattuta.
Oltre a un'interrogazione della Lega in Municipio, è stata diffusa una presa di posizione contraria del gruppo democentrista e sui social si è espresso in modo critico l’ex municipale Marco Romano, che in Processione sei anni fa aveva interpretato il Cristo.
Ma la Fondazione non fa passi indietro: né ripensamenti né un casting ad hoc, ha spiegato alla RSI la settimana scorsa Ponti: di persone afrodiscendenti alle Processioni «ne sono sempre state iscritte, hanno sempre partecipato. Sono cittadine e cittadini di Mendrisio che tengono alle loro tradizioni indipendentemente dalla loro pelle».
Fra quanti si auguravano un passo indietro c’era il regista delle processioni, Diego Bernasconi: «Devo mettere in scena un teatro di strada con dei personaggi. Tra questi ci sono i mori. E i mori o sono mori... di base o si truccano da mori». Nel tempo le Processioni sono cambiate «ma nessuno ha mai osato togliere un personaggio».
I figuranti «mori» ci son sempre stati, come attestato da documenti vecchi di un secolo. Ma è anche vero, come mostra Ponti foto alla mano, che «nel 1938 si vedevano le tre Marie con il burqa... ed erano impersonate da tre uomini. Una cosa oggi impensabile».
Il plauso della Commissione federale contro il razzismo
Il dibattito ha avuto eco anche al dilà delle Alpi, visto che alcuni giornali svizzero-tedeschi hanno ripreso la vicenda. Alla RSI la presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR) Ursula Schneider Schüttel s'è così espressa: «Accolgo positivamente la decisione che il comitato ha preso in totale libertà, perché denota una forte sensibilità sul tema della discriminazione».
Ma una tradizione, una volta cambiata, è ancora tale? Per Schneider Schüttel: «Anche le tradizioni mutano e si adattano all’attualità, alle nuove sensibilità. (...) sopravvive anche se cambia».
Ma dov'è il problema secondo la Commissione? «Il fatto di dipingersi il volto di nero», risponde la sua presidente, «ricorda in qualche modo la supremazia dei popoli bianchi e rischia di riproporre questo stereotipo».
Schneider Schüttel si dice più che certa che a Mendrisio non sia il caso. Il problema però non risiede nelle «intenzioni di chi organizza», ma nella «percezione di chi potrebbe gridare alla discriminazione», rammenta.
Vista la campagna elettorale locale per le elezioni di aprile, probabilmente il tema del blackface non è per nulla esaurito.