Covid La preoccupazione di Merlani: «Omicron variante dominante in Ticino»

Swisstxt / pab

23.12.2021

Giorgio Merlani, medico cantonale Canton Ticino.
Giorgio Merlani, medico cantonale Canton Ticino.
Ti-Press

Impennata di casi, l'intervista della RSI al medico cantonale Giorgio Merlani: «Abbiamo le prove: infetta anche i vaccinati».

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23.12.2021

La notizia era nell’aria: da subito, in Ticino, anche le persone vaccinate, ma che non hanno fatto la dose di richiamo, che sono state a stretto contatto con una persona positiva al Covid-19 dovranno sottostare alla quarantena.

«Sì, ormai la variante dominante in Ticino è la Omicron – spiega ai microfoni della RSI il medico cantonale Giorgio Merlani –. iI dati scientifici destavano infatti un forte sospetto di cosiddetta immunoevasione, ovvero la capacità del virus di installarsi anche in chi è vaccinato, e ora abbiamo le prove concrete. All’interno delle famiglie, se c’è un caso positivo, anche gli altri membri, seppur vaccinati, si infetteranno».

La situazione cambia però, sottolinea alla RSI Merlani, tra chi ha ricevuto la dose di richiamo (il cosiddetto «booster», ndr.); «e questo è incoraggiante, il fatto che questa ulteriore dose incrementi il tasso di anticorpi, che permettono di ridurre il rischio di infezione».

Merlani spiega alla RSI che le autorità sanitarie «prendono atto di ciò che viene osservato, adattando le raccomandazioni per cercare di frenare la diffusione della malattia».

C’è però una buona notizia, sottolinea il medico cantonale ticinese: «Vediamo che comunque le persone vaccinate, anche se si contagiano hanno un decorso che sembra piuttosto blando, anche se i dati a riguardo sono ancora pochi». Tuttavia, anche se asintomatiche le persone «possono trasmettere la malattia».

Ospedali, situazione incerta

Le ospedalizzazioni in Ticino sono in calo: potrebbe questo consolidare l’ipotesi che Omicron sia meno virulenta della variante Delta? «Quello che osserviamo adesso non ha nulla a che vedere con queste varianti – risponde alla RSI Giorgio Merlani»

«I dati relativi alle ospedalizzazioni riguardano persone che si sono infettate giorni fa. Per quanto riguarda chi si è infettato una settimana fa, si tratta essenzialmente di casi Delta e i numeri allora erano molto più bassi, quindi la quantità di persone attualmente in ospedale rispecchia la diffusione del virus di una settimana fa».

«Ora -continua il medico cantonale- dobbiamo capire cosa succederà tra 10-14 giorni: ora i casi sono essenzialmente Omicron, con numeri fortemente in crescita. Se ci basiamo sulla situazione attuale negli ospedali è come fare una fotografia di dieci giorni fa, e non si può guidare l’automobile guardando nello specchietto retrovisore».

I laboratori che trattano i test PCR sono sotto pressione, ma quella di testarsi «resta la strategia per contenere la diffusione del virus, insieme alla vaccinazione, al distanziamento, alle norme igieniche accresciute e all’uso della mascherina», spiega il medico cantonale ticinese alla RSI, «non è o l’una o l’altra: è un insieme di misure, di cui fanno parte anche i test diagnostici, che permettono di rilevare i casi positivi e stabilire le quarantene».

Se, tuttavia, i contagi cresceranno ancora molto, si rischia di passare da una fase di contenimento a una di mitigazione: «Quando si prende atto che non si può più controllare la diffusione di una malattia, si cerca di ridurre i danni, come è stato nella prima fase della pandemia: ma non vorrei tornare a una situazione in cui si ammette il forfait. Ora il servizio di tracciamento dei contatti è sotto pressione, ci sono dei ritardi, ma stringiamo i denti e andiamo avanti».

«Le settimane bianche a scuola non sono da fare»

Giorgio Merlani, intervistato dalla RSI, ha anche preso posizione sul tema delle settimane bianche, dopo la notizia di ieri di una settantina di allievi di scuola media a Locarno messi in quarantena: «La legge non le vieta ma è una questione di opportunità, ora non è il caso di farle; non sta a noi vietarle ma potrebbero arrivare indicazioni più chiare in base alla diffusione di Omicron».