COVID-19 Onsernone teme l'arrivo dei confederati, Chiesa: «Ci vorrebbe buon senso»

SwissTXT / pab

30.3.2020

Nella foto, la targa commemorativa per lo scrittore Max Frisch all' entrata del paese di Berzona (Valle Onsernone).
Nella foto, la targa commemorativa per lo scrittore Max Frisch all' entrata del paese di Berzona (Valle Onsernone).
Keystone / Ti-Press

Nonostante i numerosi appelli delle autorità, non ultimo quello recentissimo di Norman Gobbi dall'aula del Gran Consiglio, in dialetto svizzero tedesco, le residenze secondarie delle valli ticinesi rimangono molto attrattive per i loro proprietari.

Questi, spesso confederati, rischiano però di gravare in modo eccessivo sulle infrastrutture di una serie di paesini che, in tempi di coronavirus, preferirebbero un'isolamento altrimenti aborrito.

Chiesto l'aiuto della polizia di prossimità

Come evidenzia anche il municipale di Onsernone Stephan Chiesa, ai microfoni della RSI: «Se una cinquantina di persone decisono di passare il periodo della pandemia nel nostro comune, significa che nei nostri negozietti si riversano un quinto degli abitanti in più. E così, quello che in altri tempi sarebbe un piacere, adesso crea grossi problemi in relazione al rispetto delle misure di distanziamento sociale».

Il capo Dicastero educazione, sicurezza e cultura spiega dunque di essersi rivolto alla polizia di prossimità, sulla scia di quanto fatto già in Verzasca: «Abbiamo chiesto di aumentare i controlli, ma più che invitare la gente a rinunciare alle loro trasferte non possiamo fare. Ci vorrebbe un po' di buon senso, ma sono appelli che, come constatiamo, cadono nel vuoto. E la Pasqua è alle porte...», conclude Chiesa.

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