«C’erano ostilità nei suoi confronti»Ponte Chiasso ricorda don Beretta, ucciso 25 anni fa
Swisstxt
20.1.2024 - 18:32
A Ponte Chiasso sabato è stata ricordata, con funzioni religiose, la figura di Renzo Beretta, il parroco ucciso il 20 gennaio del 1999 da uno straniero a cui negò dei soldi.
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20.01.2024, 18:32
20.01.2024, 19:04
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A Ponte Chiasso in questi giorni è stata ricordata con meditazione, preghiera e funzioni religiose, la figura di Renzo Beretta, il parroco di Ponte Chiasso ucciso il 20 gennaio del 1999 da uno straniero a cui negò dei soldi.
Extracomunitario il quale fu invitato dal religioso a passare in un momento più opportuno. Rifiuto che il prete pagò con la sua vita per mano di quell’uomo poco più che trentenne, appena fuori dall’uscio della casa parrocchiale.
Don Beretta in quegli anni aveva trasformato la sua chiesa in «Centro svizzero per rifugiati e respinti», approdo dei profughi che tentavano di passare di qua, oltre frontiera, e a legittimare questa sua posizione intervennero in quegli anni anche alcune personalità.
A ricordare quei giorni, questa figura cristiana, è la voce di Maria Castelli, giornalista che ha lavorato per il quotidiano la Provincia ed è stata corrispondente RAI da Como.
C’erano ostilità, critiche e disapprovazioni nei suoi confronti
La giornalista italiana spiega come questa generosità e attenzione a queste persone che fuggivano dai propri paesi, rese impopolare l’azione del religioso. «Don Beretta - narra - era piuttosto appartato e poi sapevamo che c’era paura, che c’erano ostilità, critiche e disapprovazioni nei suoi confronti».
Vive il rimorso «per aver scoperto, per aver capito, per aver scritto solo dopo della sua attività a favore dei profughi e dei poveri, chiosa, dei diseredati che affollavano Ponte Chiasso in attesa di passare in Svizzera».
Castelli racconta di passatori, di passaggi irregolari ma anche di aver visto con i suoi occhi - sui volti dei bambini - che cos’è la fame, che cos’è la disperazione e «ho visto quasi un dolore negli occhi di don Renzo».
«Don Renzo non stava altro che facendo il prete»
Dall’altra parte del confine, in Italia, giornalisti e residenti osservavano quei passaggi, l’attesa dei passatori, i viaggi della speranza e i respingimenti con altri occhi perché fondamentalmente non incidevano sulle città lariane di confine.
Ma - precisa - «incidevano sulla vita di Ponte Chiasso, sulle persone che vedevano gli stranieri ciondolare e bighellonare in attesa... Avevano paura, dicevano don Renzo, cosa sta facendo? Don Renzo - conclude Castelli - non stava altro che facendo il prete».