GiustiziaPestaggio alla Rotonda di Locarno, la difesa chiede il proscioglimento per tutti
Swisstxt / pab
18.4.2023 - 12:13
Gli avvocati dei due imputati accusati di tentato omicidio intenzionale puntano sulla legittima difesa, evidenziando che per ben cinque volte il gruppo ha evitato lo scontro.
Swisstxt / pab
18.04.2023, 12:13
18.04.2023, 12:33
Swisstxt / pab
A Lugano è ripreso stamane (martedì) il processo a carico di quattro giovani accusati di aver picchiato un richiedente l'asilo srilankese lo scorso ottobre alla Rotonda di Locarno.
La parola, come riferisce la RSI, è passata agli avvocati degli imputati che hanno puntato sulla legittima difesa. Hanno smontato interamente l'atto d'accusa e hanno evidenziato che per ben cinque volte il gruppo ha provato ad allontanare il 26enne gridando più volte di abbassare il coltello.
Ma lui ha cercato in tutti i modi lo scontro con fare aggressivo e minaccioso, hanno spiegato i legali, provocando il gruppo con frasi come «venite qui che vi squarcio» e - come ha riferito un testimone - dando fendenti e affondi nella loro direzione, dicendo «vi ammazzo tutti».
Nel video solo una parte della vicenda
Quello che si vede nel video sono solo gli ultimi attimi di quei tre minuti che bisogna considerare nel loro insieme.
La vita dello srilankese non è mai stata in pericolo, lo dicono i referti medici secondo cui non si sono riscontrati né lesioni né dolori alla testa, nessun trauma cranico. Nessun colpo ha quindi raggiunto la testa, nemmeno con lo skateboard: quel colpo che si vede nel video in realtà è andato a vuoto colpendo il terreno, hanno spiegato gli avvocati.
L’uomo quando era a terra si è poi sempre difeso con gli avambracci ed è un elemento importante che fa cadere il dolo eventuale, hanno sostenuto.
Aggressore poco credibile?
Non vi è mai stata quindi l’intenzione di dare una lezione al 26enne, che ha la sua dose di problemi e di precedenti per reati violenti: «probabilmente è un pazzo», ha detto l’avvocato Giuseppe Gianella ricordando che una volta arrestato, lo srilankese non aveva nemmeno riconosciuto gli imputati e aveva anche negato di avere avuto con sé un coltello quella sera. Non è quindi credibile.
E non è nemmeno vera l’omissione di soccorso. Il 26enne era stato aiutato da terzi, era seduto, parlava: il gruppo lo ha saputo mentre si stava allontanando.
Da qui la richiesta dei legali di scarcerare i due imputati su cui pende l’accusa più grave di tentato omicidio intenzionale. Per entrambi è stato chiesto il proscioglimento da ogni accusa. Nel pomeriggio parleranno gli altri due avvocati.