Sondaggio RSI Scuola e gestione della pandemia promosse dai ticinesi

SwissTXT / red

14.3.2023

Immagine d'illustrazione
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archivio Ti-Press

La RSI ha pubblicato stamane un nuovo sondaggio in vista delle elezioni cantonali di aprile, sui temi della scuola, della pandemia e dei costi della salute. Per la maggioranza degli intervistati, la formazione obbligatoria merita tra il 5 e il 6. La gestione della pandemia insufficiente per l'11%.

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La scuola dell'obbligo ticinese – che ottiene buone valutazioni negli studi, ma tanto fa discutere la politica – è ritenuta di buona qualità da chi abita nel Cantone. Lo ha accertato il sondaggio svolto dalla RSI alla vigilia delle elezioni del 2 aprile.

La formazione obbligatoria (quella che comprende la scuola dell'infanzia, le elementari e le medie) ottiene un voto abbondantemente sufficiente, con una media complessiva del 4,4 in una scala che (come a scuola) va dall'1 (pessimo) al 6 (molto bene). Per la maggioranza degli intervistati merita il 5 (42,1%) o il 6 (8,9%). A non promuoverla è invece il 13,8% degli interpellati, che l'hanno valutata con le note 1 (1,6%), 2 (2,9%) e 3 (9,3%).

Buona la gestione della pandemia per più di 2 ticinesi su 3

Le autorità ticinesi vengono promosse dai cittadini anche per quanto riguarda la gestione della pandemia. Il giudizio è infatti insufficiente solo per l'11% dei partecipanti al rilevamento con un 3,4% dei ticinesi che boccia senza appello l'azione del Cantone attribuendole la nota 1.

Per la stragrande maggioranza degli interpellati (89%) invece il giudizio è quanto meno sufficiente, con due ticinesi su tre che promuovono quanto fatto tra il 2020 e il 2022 a livello cantonale con voti tra il 5 e il 6. Voto medio: 4,6.

No alla riduzione dell'offerta sanitaria per evitare l'aumento dei premi

Per frenare la crescita dei premi di cassa malati solo una minoranza della popolazione interpellata accetterebbe un taglio all'offerta sanitaria (ospedali e medici).

In Ticino l'ipotesi trova l'adesione del 25,5% di chi ha risposto alla questione specifica nell'ambito del sondaggio RSI. Meno della metà del 52,6% della popolazione che si dice contraria a una misura del genere.

E anche chi ha risposto «Altro», sovente, ha affermato di essere favorevole a interventi mirati (ad esempio su abusi e salari dei medici), ma di principio contrario a un taglio dell'offerta.