Giustizia Accoltellamento alla Manor, chiesti 14 anni di prigione

ss, ats

13.7.2023 - 00:29

Nel processo d'appello al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona contro l'autrice dell'aggressione di matrice jihadista ai danni di due donne a Lugano a fine 2020, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha chiesto una pena detentiva di 14 anni. 

Il Tribunale penale federale di Bellinzona.
Il Tribunale penale federale di Bellinzona.
Keystone/KEYSTONE/TI-PRESS

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In prima istanza, nel 2022, alla donna era stata inflitta una condanna di 9 anni e un trattamento terapeutico preventivo stazionario. La difesa ha criticato aspramente le condizioni di detenzione e ha chiesto una leggera riduzione della condanna di primo grado.

La ragazza, oggi 30enne, il 24 novembre del 2020, gridando «Allah u Akbar» – «Dio è il più grande» – aveva aggredito con un coltello da pane due clienti della Manor di Lugano, ferendone gravemente una.

Durante il processo in appello la Procura ha ritenuto che la qualificazione giuridica degli eventi dovesse portare a una pena più severa. Per l'accusa, non ci sono dubbi sul fatto che la donna sia stata radicalizzata e abbia commesso un atto terroristico.

In primo grado, la donna, che era stata riconosciuta colpevole di ripetuto tentato assassinio e di violazione della legge federale che vieta i gruppi «Al-Qaïda» e «Stato islamico» nonché le organizzazioni associate, aveva dichiarato di non avere rimpianti e che avrebbe dovuto compiere il reato in modo più deciso.

All'inizio del processo d'appello, invece si è dichiarata completamente pentita. «È stato il più grande errore della mia vita», ha detto più volte durante l'interrogatorio. Si è anche scusata con le vittime, sorprendendo con la sua dichiarazione i suoi stessi avvocati difensori.

Ha suscitato sorpresa pure l'affermazione che il giorno dell'accoltellamento ci sarebbe dovuto essere anche un attentato con una bomba. Il suo compito – ha affermato – era di attrarre l'attenzione su di sé aggredendo qualcuno con un coltello. Gli attentatori però non si sono presentati, ha aggiunto rifiutandosi di fornire i loro nomi.

Ha quindi compiuto l'aggressione da sola. Voleva dimostrare di essere in grado di compiere un attacco del genere, anche come gesto d'amore verso un combattente dell'ISIS che aveva conosciuto su Internet.

La donna, cresciuta in Ticino, e che è curata per turbe psichiche, è detenuta nel carcere giudiziario ticinese, in quanto non esiste un reparto femminile nel carcere cantonale.

Difesa chiede riduzione della pena

La difesa ha criticato fortemente le condizioni di detenzione dell'imputata e ha chiesto una leggera riduzione della pena di primo grado.

L'avvocato ha sottolineato che l'imputata è confinata nella sua cella, a parte brevi passeggiate, e ha contatti solo con i genitori e con una psichiatra. Le sue giornate sono monotone, non ha altra occupazione che la lettura del Corano e soffre di mal di testa cronici.

«Essere rinchiusa in una cella per 23 ore al giorno e avere solo un corridoio di cemento per camminare è inaccettabile», ha dichiarato l'avvocato Daniele Iuliucci. Ha anche negato che l'accusata avesse motivazioni jihadiste. «Tutto questo è avvenuto nella testa di una donna mentalmente malata», ha detto.

Ha ritenuto che la sentenza non dovesse tenere conto del reato alla legge sui gruppi terroristici e ha chiesto una riduzione di qualche mese del verdetto di primo grado a causa delle condizioni di detenzione.