La scuola, malgrado la pandemia e le restrizioni sanitarie, durante l'anno scolastico 2020/2021 è rimasta aperta e non si è stati costretti a ricorrere alla didattica a distanza (come invece era accaduto nella primavera 2020).
15.06.2021, 11:44
15.06.2021, 12:11
SwissTXT / pab
È questo il dato più significativo messo in luce oggi, martedì, dal Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS), in occasione della conferenza stampa tenuta a Lugano.
Se da un lato, dunque, scuole comunali, scuole medie, scuole speciali, scuole medie superiori, formazione professionale e servizi di orientamento hanno potuto portare a termine i rispettivi mandati educativi, questo risultato «ha indubbiamente generato oneri, responsabilità e carichi di lavoro eccezionali e straordinari, giustificabili unicamente dall’emergenza sanitaria», spiega il DECS, sottolineando come l’anno che si sta per chiudere sia stato caratterizzato «dalla costante e faticosa ricerca di un equilibrio tra le esigenze pedagogico-didattiche e le restrizioni imposte dalle misure di protezione sanitaria».
Le richieste dei docenti e i punti critici
Intanto le associazioni dei docenti e degli allievi chiedono a insegnanti e studenti delle scuole ticinesi di fermarsi per due minuti e di riflettere sull'anno appena trascorso. Lo si farà giovedì prossimo, 17 giugno, penultimo giorno di scuola.
Due minuti per festeggiare l'obiettivo di essere riusciti a gestire la scuola in presenza durante l'anno pandemico, ma anche per sottolineare i punti critici. Si chiede in particolare una riflessione profonda su come sostenere scuola e allievi più deboli, diventati ancora più fragili durante la pandemia, prevedendo anche corsi di recupero e di sostegno gratuiti.
La digitalizzazione, spinta dalla pandemia, non dovrà poi essere fine a sé stessa e l'autonomia didattica dei docenti dovrà di nuovo tornare al centro. Perché, si è detto oggi, «durante la pandemia, troppe decisioni sono state prese senza consultare i docenti».