Guerra in Ucraina Una cittadina russa residente in Ticino: «Siamo tutti sotto shock»

SwissTXT / red

10.3.2022

Un momento di una manifestazione a Bellinzona
Un momento di una manifestazione a Bellinzona
archivio Ti-Press

Se dall’Ucraina arrivano tante voci, grazie ai giornalisti inviati e ai cittadini in fuga, sul fronte della Russia, dopo la partenza della maggioranza dei giornalisti occidentali, ma anche di tantissime persone comuni, risulta difficile capire cosa stia succedendo. La RSI ne ha quindi parlato con chi in Russia ci è nato e cresciuto, e dove ha ancora amici e parenti.

SwissTXT / red

10.3.2022

Katia è di Mosca, lì ha passato infanzia e gioventù e, dopo una parentesi in Italia, è infine giunta in Ticino dove vive da alcuni anni. E prima di iniziare l’intervista con la RSi, tiene a fare una premessa: «Io parlo di me e della situazione che conosco da vicino in Russia, che è difficile e problematica, ma che non può essere minimamente paragonata a chi in questo momento soffre e muore sotto le bombe».

Una premessa che fa intuire il suo stato d’animo: «Da russa che vive all’estero mi sento molto triste, mi sento molto male al pensiero che la Russia stia facendo la guerra all’Ucraina, un Paese per me da sempre amico e vicino. Per noi era la normalità spostarci da Mosca a Kiev, e ho anche tanti amici ucraini, quindi pensare che ora sia l’odio a prevalere tra i due popoli mi infonde profonda tristezza».

Le voci dalla Russia: «Sono tutti sotto shock»

Katia è in contatto frequente con amici e parenti, principalmente nella regione di Mosca: «Tutti i miei amici sono sotto shock, piangono tanto per la disperazione, anche per quello che ancora potrà succedere», dice ancora ai microfoni dell'emittente di Comano.

Nella cerchia di Katia la guerra non raccoglie certo consensi quindi, ma anche far sentire la propria voce non è facile: «Ho chiesto loro se avessero intenzione di scendere in strada a protestare per una guerra che non è la loro, ma hanno davvero tanta paura, il loro pensiero corre subito a quello che è successo con Navalny e altri oppositori. Quindi forse chi non ha famiglia, responsabilità, un posto di lavoro, riesce a trovare il coraggio, ma per gli altri – finché si ha qualcosa da perdere – è davvero molto difficile».

Sul fronte della comunicazione, spiega ancora Katia, al momento, nonostante la censura onnipresente e soprattutto grazie ai social network, chi lo vuole riesce ancora ad avere tante fonti e voci alternative a quelle governative, «ma non so per quanto ancora, già adesso sui social non puoi in nessun modo scrivere la parola guerra».

Lei comunica con gli amici tramite WhatsApp, ma trattandosi di un sistema americano è molto utilizzato anche Telegram, che oltre a canale di comunicazione offre anche canali informativi. Youtube è pure un altro canale molto utilizzato. Katia è rimasta molto colpita anche dalla chiusura della radio di impronta liberale Eco di Mosca, che conosceva bene.

Sanzioni ed economia: «Il peggior disastro dalla Perestrojka»

C’è poi un altro capitolo fondamentale, che la donna – di formazione economista – segue attentamente: la situazione economica. «Quello che è successo nell’ultima settimana per l’economia è stata la cosa più terrificante dai tempi della Perestrojka… non avevamo mai vissuto una cosa del genere».

Katia teme però anche che il pesante regime sanzionatorio applicato alla Russia nella popolazione susciti effetti difficilmente prevedibili: «La gente normale si sente abbandonata, le sanzioni fanno loro credere che ‘ormai anche gli europei non ci vogliono più bene, che hanno tolto la Disney ai nostri bambini che non c’entrano nulla', o ancora la questione delle paralimpiadi… Il rischio è che questo compatti almeno parte dell’opinione pubblica intorno al Cremlino».

E poi ci sono le conseguenze anche per chi come lei vive all’estero: «Chiunque abbia una qualche proprietà, ma anche solo dei conti bancari russi, oltre all’immensa perdita di valore, non ha più accessi e non può più gestire nulla… e il risvolto peggiore è che anche chi vuole magari aiutare parenti o amici in difficoltà non ha più la possibilità di mandare denaro».

Un «no comment» sul che cosa ne pensa di Putin

E infine, la domanda più scottante: che cosa pensa di Putin? Dopo una pausa, cercando di sdrammatizzare con un sorriso e un «rischio 14 anni di galera», la risposta, tranciante, arriva: «Rispondo così: siccome non vivo più in Russia questa potrebbe essere la risposta alla tua domanda».

In conclusione, che cosa si sente di dire ai tanti amici ucraini, ma anche russi? «Sono sicura che la maggior parte dei russi non abbia mai voluto l’aggressione verso gli ucraini. Io vorrei solo che la gente non si divida, ma che al contrario si unisca per la pace».