«Pessimo su tutta la linea»Svizzera, 141 mila firme contro la riforma del secondo pilastro
cp, ats
27.6.2023 - 13:48
Molto probabilmente il popolo sarà chiamato nel marzo 2024 ad esprimersi circa la riforma del secondo pilastro. Il referendum lanciato dalla sinistra e dai sindacati è riuscito: i promotori hanno consegnato oggi alla Cancelleria federale 141 726 firme, ben più del necessario (50 mila).
Keystone-SDA, cp, ats
27.06.2023, 13:48
27.06.2023, 14:23
SDA
Nelle ultime settimane, la mobilitazione non è calata contro un progetto «pessimo su tutta la linea», hanno affermato gli oppositori alla riforma. Oltre ai sindacati, al PS e ai Verdi, il referendum è stato pure sostenuto dai periodici per la tutela dei consumatori «Bon à savoir» e «K-Tipp».
Calo delle rendite e compensazione
Adottata dal Parlamento durante la sessione primaverile delle Camere federali, la riforma della previdenza professionale (LPP21) comporta riduzioni delle rendite che possono arrivare fino a 3'240 franchi all'anno, secondo i promotori del referendum.
La riforma prevede una diminuzione del tasso di conversione, dal 6,8% al 6%, che – secondo i sostenitori – è necessaria a causa dell'aumento dell'aspettativa di vita. Il capitale accumulato da un pensionato durante la sua attività professionale si tradurrà quindi in una pensione più esigua.
La metà delle persone assicurate beneficerà di una compensazione delle rendite durante un periodo transitorio di 15 anni. La soglia di accesso al secondo pilastro sarà abbassata, il che permetterà a 100'000 persone di essere assicurate di nuovo o meglio, secondo i sostenitori della riforma.
Donne nuovamente penalizzate
Dal canto loro, i promotori del referendum deplorano il fatto che, dopo l'aumento dell'età pensionabile, le donne saranno nuovamente penalizzate. La maggioranza di esse subirà un calo delle rendite. Sinistra e sindacati ricordano che durante la campagna di votazione sul progetto AVS21 i partiti borghesi avevano promesso di affrontare il problema delle rendite troppo basse, in particolare quelle delle donne.
I partner sociali e il Consiglio federale avevano sottoposto «un buon compromesso» al Parlamento, «ma le lobby dei fornitori di prestazioni, quali le assicurazioni e le banche, hanno imposto i loro interessi al Parlamento», denuncia il comitato referendario.