Igiene Cambiare le proprie abitudini «può richiedere diverse settimane»

Runa Reinecke

23.3.2020

Imparare ad adottare nuove abitudini? «Può richiedere diverse settimane», spiega Jennifer Inauen dell’università di Berna.
Imparare ad adottare nuove abitudini? «Può richiedere diverse settimane», spiega Jennifer Inauen dell’università di Berna.
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Starnutire nella piega del gomito, smettere di toccarsi il viso: non è così facile applicare le nuove raccomandazioni dell’UFSP in fatto di igiene. Una psicologa della salute svela come imparare ad adottare nuove abitudini.

Rinunciare immediatamente alle strette di mano: perfino il consigliere federale Alain Berset lo trova difficoltoso. Tutti parlano di «distanza sociale», ma va anche ricordato che bisogna evitare di portarsi le mani alle labbra, al fine di ridurre il rischio di essere infettati dal nuovo coronavirus, anche noto come SARS-CoV-2.

Come sbarazzarsi dei vecchi schemi comportamentali e abituarsi alle norme di igiene raccomandate dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP)? Ce lo insegna Jennifer Inauen dell’università di Berna, psicologa della salute ed esperta in cambiamenti comportamentali.

Signora Inauen, trova difficile non stringere la mano agli altri per salutarli?

Non più adesso! Qualche settimana fa, ho deciso di non stringere più la mano alla gente. Ora è già diventato automatico. Ciò è dovuto anche al mio ambiente sociale che sostiene tale decisione.

Coloro che non sono abituati a starnutire e tossire nel fazzoletto o nell’incavo del gomito potrebbero avere difficoltà ad abituarsi…

Non è per nulla facile. Vi sono delle pratiche talvolta ben consolidate che neppure noi stessi rimettiamo più in dubbio. Abitudini che siamo costretti a cambiare praticamente da un giorno all’altro. La stretta di mano fa parte di questi automatismi. 

Detto ciò, non siamo di certo alla mercé delle nostre abitudini e siamo quindi in grado di cambiare i nostri comportamenti. Ma ciò richiede motivazione e autogestione.

Come ci si abitua a nuovi comportamenti?

Occorre fissarsi un obiettivo e pianificarne concretamente l’applicazione, osservarsi e cercare di eseguire le azioni in maniera più consapevole. Si può anche ricorrere ad un ausilio digitale, come un’applicazione per smartphone che ricordi regolarmente di lavarsi le mani.

Anche l’ambiente sociale può aiutare: si può chiedere agli amici o al proprio partner di attirare attivamente l’attenzione sul fatto che ci si è nuovamente grattati il naso inconsapevolmente.

Occorre molto tempo per attuare queste nuove pratiche automaticamente, per così dire?

Può richiedere diverse settimane. I metodi per accelerare questo processo di apprendimento sono attualmente oggetto di studi scientifici. Sappiamo che il sistema della ricompensa può essere di grande aiuto in tal senso. Se, dopo aver adottato una nuova pratica, si riceve qualcosa di positivo da qualcun’altro o ci si concede qualcosa di positivo, l’abitudine si instaura più velocemente.

È di cruciale importanza anche sapere con quale frequenza ripetere queste nuove pratiche. Stringere la mano alle persone e toccarsi naso, bocca oppure occhi con le mani perché ci prude da qualche parte, per esempio, sono azioni che in generale ripetiamo più volte al giorno.

Questo «ri-apprendimento» funziona più velocemente con i bambini?

I bambini non hanno ancora appreso comportamenti «sbagliati» e sono in grado, allo stesso tempo, di adattarsi più velocemente ad una nuova situazione. Ma anche i più grandi possono riuscire ad assumere nuove abitudini. Noi, gli adulti, dobbiamo innanzitutto «interrompere» un’abitudine esistente per poter in seguito imparare ad adottarne una nuova.

Le ricerche dimostrano anche che le abitudini non possono mai essere completamente sradicate. È possibile che l’antica abitudine si ripresenti costantemente quando si è molto distratti o stanchi.

Non si rischia di sviluppare una compulsione seguendo queste misure di igiene in maniera rigida?

È possibile. Ma è il caso solo di pochi individui. Un cambiamento di comportamento è appropriato alle attuali circostanze – e allo stesso tempo, è importante non cadere preda della paura e del panico in questa particolare situazione. Non si tratta di tenersi d’occhio costantemente, ma piuttosto di prendere coscienza di queste nuove pratiche fino a quando non saranno diventate un’abitudine.

Generalmente la paura non è una buona consigliera. Ma potrebbe fungere da strumento di sensibilizzazione di modo che le pratiche raccomandate vengano prese sul serio e applicate in maniera coerente?

La paura è qualcosa di naturale e in una situazione di crisi può anch’essa essere utile. I danni che il panico può causare sono stati dimostrati quando il grande pubblico ha fatto incetta di maschere respiratorie e di disinfettanti provocando a tutt'oggi una forte penuria di tali prodotti laddove sarebbero assolutamente necessari.

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