Il capo della Task force Covid-19 della Confederazione, Martin Ackermann, continua a sostenere la strategia adottata per combattere il coronavirus.
«A mio parere, al momento non c'è alternativa a questa strategia», ha detto in un'intervista alla «NZZ am Sonntag»
È più semplice, meno costosa e meno drastica delle misure che sarebbe necessario prendere a livello nazionale se il numero di casi fosse elevato. «Mi permetta di esprimermi con un'immagine: attualmente stiamo usando un bisturi contro il coronavirus; la scorsa primavera avevamo bisogno di un'ascia», ha detto Ackermann
«Vogliamo fare in modo che non si ponga più la questione di ulteriori lockdown». Occorre spiegare alla gente che non c'è contraddizione tra la protezione della salute e il mantenimento della vita economica e sociale.
Il professore di microbiologia del Politecnico federale di Zurigo (ETH) ritiene che una seconda ondata possa essere evitata con una strategia basata su regole igieniche e di distanza, mascherine, test e tracciamento dei contatti, isolamento e quarantena. «Questa strategia funziona, sì, funziona bene», ha detto.
Lo dimostra anche il fatto che in Svizzera al momento dieci persone infette ne contagiano altre undici. «Questo è, in termini semplici, solo uno di troppo. «Se fossero 10, il tasso di riproduzione sarebbe di 1. Allora la situazione sarebbe stabile», ha detto Ackermann. Questi è fiducioso che tale strategia funzioni anche in autunno e in inverno.
È importante che la ricerca dei contatti possa essere mantenuta anche se il numero di infezioni aumenta. In concreto, ciò significa che i Cantoni devono disporre in ogni momento di personale sufficiente, compreso un adeguato personale di riserva, ha sottolineato Ackermann. «Altrimenti il sistema crollerà.»
Anche le capacità di test non dovrebbero essere intaccate. Le riserve devono essere sempre sufficienti. Perché «la strategia della Svizzera si basa sul maggior numero possibile di persone testate».
Il capo della Task force non appoggia l'idea di lasciar circolare liberamente il coronavirus permettendo a questo di infettare la popolazione svizzera. «I costi sociali ed economici di una diffusione dell'infezione sono troppo elevati. Inoltre, una domanda centrale è ancora senza risposta: per quanto tempo si rimane davvero immuni dopo un'infezione?
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