Svizzera«No» a controlli sistematici alle frontiere
mh, ats
14.3.2024 - 12:48
No a controlli sistematici alle frontiere e no al rifiuto dell'asilo ai cittadini di Paesi del Consiglio d'Europa. Il Consiglio nazionale ha bocciato oggi, nel quadro di una sessione straordinaria, due mozioni in questo senso dell'UDC.
Keystone-SDA, mh, ats
14.03.2024, 12:48
14.03.2024, 12:59
SDA
In Svizzera si assiste a un'esplosione della migrazione irregolare: si è passati da poco meno di 19'000 soggiorni illegali nel 2021 a 52'000 nel 2022, ha affermato Thomas Aeschi (UDC/ZG) per motivare i controlli sistematici alle frontiere, aggiungendo che non si prevede un miglioramento della situazione nel 2023.
«La Svizzera deve tornare a imporre il suo diritto e garantire che entrino soltanto persone con un titolo di soggiorno valido o un'altra autorizzazione d'entrata», ha proseguito, sottolineando che la Svezia e alcuni paesi dell'Europa dell'Est già controllano le loro frontiere.
Secondo il Consiglio federale, le disposizioni legali per reintrodurre i controlli sistematici alle frontiere, in virtù dell'accordo di Schengen, non sono date. «Ci sarebbero inoltre ripercussioni enormi sulle regioni di frontiera e sul traffico dei frontalieri», ha proseguito.
«Non possiamo illuderci, la Svizzera ce la può fare solo collaborando con i paesi vicini, come per tutte le sfide del nostro tempo». Il plenum lo ha seguito, bocciando la mozione con 112 voti a 69 e 5 astensioni.
Asilo
La seconda mozione chiedeva che le persone provenienti da Stati membri del Consiglio d'Europa non potessero più ottenere asilo in Svizzera. Questi Paesi hanno firmato la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, ed è quindi sorprendente che, ad esempio, più di 7'000 persone provenienti dalla Turchia siano attualmente sottoposte a procedure di asilo in Svizzera, ha affermato Alfred Heer (UDC/ZH) per spiegare la proposta.
Il Consiglio federale designa come Stati d'origine o di provenienza sicuri gli Stati in cui, secondo i suoi accertamenti, non vi è pericolo di persecuzioni, ha proseguito. «Si presume dunque che non esista una persecuzione statale rilevante ai fini del riconoscimento della qualità di rifugiato e che vi siano garanzie di protezione dalle persecuzioni non statali.»
La situazione è cambiata in seguito al colpo di Stato fallito in Turchia nel 2016, ha spiegato il consigliere federale Beat Jans, aggiungendo che Ankara non è considerata un «Paese sicuro».
Per arrivare a questa conclusione, le autorità svizzere esaminano, tra l'altro, la stabilità politica del Paese, il grado di rispetto dei diritti umani, le opinioni dei Paesi membri dell'UE o dell'AELS, la posizione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e una serie di altre caratteristiche specifiche del Paese in questione.
«Ci sono abusi nel sistema di asilo»
Il ministro di giustizia e polizia ha ammesso che ci sono abusi nel sistema di asilo, in particolare le bande internazionali di passatori, e ha aggiunto che la Svizzera sta cercando soluzioni con i partner di Schengen-Dublino. Le mozioni dell'UDC non sono una soluzione.
Il plenum ha quindi bocciato, dopo una raffica di domande dell'UDC al ministro, anche questa proposta, con 120 voti a 65 e 2 astensioni. Da notare che ieri gli Stati le avevano rinviate in commissione per approfondimenti.