Conferenza sul Bürgenstock Molti assenti al vertice di pace in Ucraina. Zelensky positivo: «Primo passo verso una pace giusta»

SDA

15.6.2024 - 20:29

La conferenza sulla pace in Ucraina al Bürgenstock, nel Canton Nidvaldo, può costituire «il primo passo verso una pace giusta», come ha auspicato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma non è lecito aspettarsi qualcosa di più.

Keystone-SDA

Al vertice sul Lago dei Quattro Cantoni, che non contempla la presenza della Russia, pesa come un macigno l'assenza della Cina, ma anche di altri leader di paesi che in questi due anni e mezzo di conflitto non si sono schierati apertamente contro il Cremlino: dal premier indiano Narendra Modi al presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva fino al leader turco Recep Tayyip Erdogan, mentre per l'Europa si registra la scontata mancata partecipazione al summit del primo ministro ungherese Viktor Orban, amico dichiarato del capo del Cremlino Vladimir Putin.

Non a caso, il messaggio che arriva da questo fronte di non allineati con Kiev, nella sintesi fatta da Pechino, è che «Kiev e Mosca dovrebbero trovarsi a metà strada».

Un centinaio di paesi intorno al tavolo

Zelensky, nel promuovere la conferenza, ha ottenuto l'obiettivo di mettere intorno a un tavolo rappresentanti di un centinaio di paesi. Gli alleati occidentali di lungo corso, ma soprattutto tanti paesi africani e latinoamericani, fin qui restii a sostenere Kiev per non compromettere le relazioni con la Russia, e sui quali gli ucraini possono premere per convincerli ad un ruolo più attivo negli sforzi per far fermare le ostilità.

Fino all'ultimo, in quest'ottica, Zelensky ha tentato di portare al tavolo anche Pechino, ma il più potente alleato di Mosca ha deciso di rifiutare. Il motivo è stato ribadito dal vicerappresentante cinese al Consiglio di sicurezza dell'Onu: il Regno di Mezzo ritiene che Russia e Ucraina debbano «incontrarsi a metà strada» e «avviare tempestivamente i colloqui di pace per raggiungere un cessate il fuoco e la fine della guerra».

Una posizione «coerente e chiara», ha rimarcato il diplomatico Geng Shuang, rivendicando un ruolo di mediazione del governo cinese, che continuerà «a mantenere una stretta comunicazione con tutte le parti».

Al contrario, la Nato considera la Cina attore in campo al fianco di Mosca, come ha ribadito anche il Gruppo dei sette (G7, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti), che nel comunicato finale dal summit in Puglia ha rinnovato le accuse a Pechino di aiutare Mosca ad eludere le sanzioni fornendole componenti e tecnologie per le armi. Con un appello a smettere immediatamente, pena ulteriori sanzioni anche a imprese e banche.

Mancava Erdogan, unico leader mondiale a favorire un'intesa tra Ucraina e Russia

Nella Svizzera centrale manca anche Erdogan, che finora è stato l'unico leader mondiale a favorire un'intesa tra Ucraina e Russia, quella sull'esportazione del grano, nei primi mesi del conflitto.

Da un lato il presidente turco ha fornito droni a Kiev, ma dall'altro ha tenuto aperto il dialogo con Putin e soprattutto non ha sanzionato la Russia, al contrario dei suoi partner della Nato: lo «zar», almeno fino a questo momento, ha potuto contare sui buoni uffici del sultano.

Altra potenza globale che potrebbe premere su Mosca perché fermi la sua guerra di invasione è l'India, ma finora non è successo. Modi, al contrario, dall'inizio della guerra ha rafforzato i rapporti con la Russia, che fornisce a prezzi di favore il petrolio necessario al fabbisogno del subcontinente.

Diverse sedie vuote

Quanto al brasiliano Lula, il mancato allineamento a Kiev vuole essere anche un segnale di smarcamento dall'orbita nordamericana, nel tentativo di affermare una nuova leadership mondiale nel cosiddetto Sud globale.

India, Turchia e Brasile, così come l'Ungheria, hanno inviato rappresentanti alla conferenza in Svizzera, ma Erdogan, Modi e Lula hanno ritenuto di non partecipare in prima persona, nonostante si trovassero già in Europa perché ospiti della premier italiana Giorgia Meloni al vertice del G7 a Bari, in Puglia, incontrando anche Zelensky.

Le loro sedie vuote certamente non sono un buon segnale sulla strada della «pace giusta» invocata dal leader ucraino.