Epidemia In Svizzera vicini ai 9'000 casi e ai 100 morti

ATS

24.3.2020 - 15:55

Patrick Mathys dell'UFSP durante l'incontro odierno coi media.
Patrick Mathys dell'UFSP durante l'incontro odierno coi media.
Source: KEYSTONE/ANTHONY ANEX

I casi di coronavirus continuano a progredire in Svizzera. Secondo i dati odierni dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) sono ora 8'836, ovvero circa 800 in più rispetto a 24 ore fa, con 90 morti.

Altri decessi potrebbero essere legati al Covid-19, ma si attendono i risultati ufficiali delle analisi. La situazione più critica rimane quella in Ticino, con 1'211 contagi e 53 morti, ossia cinque vittime in più in confronto a ieri.

L'incidenza della malattia (casi per 100'000 abitanti) in Ticino ha raggiungo il dato di 339,9. Il Cantone italofono è seguito da Vaud (263) e Basilea Città (240,3). I test effettuati in Svizzera sono circa 80'000.

Troppo presto per parlare di trend

In conferenza stampa a Berna, Patrick Mathys, responsabile della sezione di crisi e della collaborazione internazionale presso l'UFSP, ha evidenziato come ormai l'aumento dei contagi si osservi in tutto il mondo.

Ha inoltre ricordato la difficile situazione in cui si trovano soprattutto Italia – malgrado un trend che appare in ribasso – e Spagna. Riguardo alla Confederazione, pur se l'incremento delle infezioni sembra ora meno verticale, l'esperto non ha voluto parlare di nessun trend e ha invocato pazienza.

Come sempre, l'UFSP ha puntualizzato che le cifre odierne si basano sulle dichiarazioni ricevute fino a questa mattina alle 09.00. «Stiamo analizzando quanto ritardo abbiamo» sui dati effettivi, ma «i cantoni restano la nostra unica fonte», ha dichiarato Mathys.

In corso l'operazione di recupero degli svizzeri

Nel frattempo procede a pieno regime quella che ieri è stata definita la più grande operazione di recupero mai realizzata dalla Svizzera, che ha l'obiettivo di rimpatriare i cittadini ancora bloccati all'estero. Si è a conoscenza di almeno 15'000 turisti.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) conta di riportare a casa entro giovedì con tre voli 750 svizzeri dall'America Latina. «Il primo arriva oggi a Zurigo in provenienza dalla capitale del Costa Rica San José», ha detto Hans-Peter Lenz, responsabile del Centro di gestione delle crisi del DFAE.

Domani sarà la volta di un charter che decollerà da Bogotà, in Colombia, e dopodomani di uno in arrivo da Lima, capitale del Perù. I viaggiatori passeranno poi dieci giorni in quarantena.

Altri voli sono previsti prossimamente sempre dall'America Latina, ma anche da Asia e Africa. «Oggi ne è stato organizzato uno dal Marocco», poi sarà la volta di rientri da «Dakar (Senegal), Santiago (Cile) e Buenos Aires (Argentina)«, sono state le parole di Lenz. I costi dell'operazione restano oscuri, ma da Berna fanno sapere che i turisti dovranno accollarsene una parte, verosimilmente spendendo come per un normale biglietto aereo.

Affitti: situazione tesa

Dal canto suo, Martin Tschirren, direttore dell'Ufficio federale delle abitazioni (UFAB), ha comunicato che stamane si è svolta una tavola rotonda fra rappresentanti dei proprietari e degli inquilini, senza però trovare una soluzione. A suo dire, il consigliere federale e ministro dell'economia Guy Parmelin ha istituito una task force per occuparsi della questione degli affitti.

Il contesto immobiliare è infatti piuttosto teso: con le attività commerciali ferme, negozi e società potrebbero infatti avere grossi problemi a pagare i proprietari dei locali. L'intento è di evitare una marea di cause legali.

Stando a Tschirren inoltre, se necessario è permesso procedere con eventuali traslochi. Ciò è tuttavia sconsigliato, ha precisato, in quanto è complicato «mantenere la distanza sociale e rispettare le norme igieniche».

Lavoro ridotto per l'8% dei dipendenti

Boris Zürcher, capo della Direzione del lavoro della Segreteria di Stato dell'economia (SECO), ha aggiornato i dati del lavoro ridotto, comprensibilmente in costante crescita. Le richieste pervenute in questo senso interessano ad oggi «circa 400'000 dipendenti, l'8% del totale, e sono state inoltrate da 27'000 imprese». Come noto, il Ticino è il cantone che più spicca anche in questo campo, con quasi un lavoratore su tre interessato. Il pagamento dei salari di marzo «è assicurato, pur se con possibili ritardi», ha aggiunto il funzionario.

Per quel che concerne l'esercito, il brigadiere Raynald Droz, capo di stato maggiore del Comando Operazioni, ha reso noto con soddisfazione che «3000 militi si sono offerti volontari per combattere il coronavirus». In base alle loro competenze e alle esigenze sono stati selezionati in 100, mentre gli altri verranno ringraziati in questi giorni tramite delle lettere.

Numeri e link utili

È utile ricordare che, per tutte le informazioni sul COVID-19 e sulle misure prese dalle autorità, la hotline cantonale ticinese è sempre in funzione dalle 7h00 alle 22h00 allo 0800 144 144. Il sito specifico che il Cantone ha aperto è consultabile in ogni momento cliccando qui.

La Hotline a livello federale risponde invece a tutte le domande 24 ore su 24 al numero +41 58 463 00 00. Il sito della Confederazione sul coronavirus COVID-19 invece è raggiungibile cliccando qui.

È pure attiva a livello ticinese la Hotline per le attività commerciali, che risponde, dalle 9.00 alle 17.00 al numero 0840 117 112.

Per domande specifiche sul lavoro ridotto è disponibile
dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 - 12.00 e dalle ore 13.00 - 16.00 il numero di telefono 091 814 31 03.

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