Covid-19 Didier Pittet: «Il rischio di contrarre l'infezione è costantemente presente»

10.12.2020

Didier Pittet (archivio)
Didier Pittet (archivio)
KEYSTONE/SALVATORE DI NOLFI

Il professor Didier Pittet, nel mezzo della controversia politica tra Confederazione e Cantoni sulle nuove misure da adottare di fronte al Covid-19, ricolloca il dibattito nel suo quadro sanitario. Parlando sulla RTS ha detto: «I gesti di barriera e i test sono le uniche opzioni».

Secondo Didier Pittet, medico capo del Servizio di prevenzione e controllo delle infezioni presso gli Ospedali universitari di Ginevra (HUG), la situazione pandemica in cui si trova la Svizzera «è importante, perché abbiamo vissuto una seconda ondata molto più grande della prima. Ma lo è anche perché il tasso e il numero di persone che vengono infettate è estremamente rilevante».

Il virus è ovunque

E se siamo arrivati a una situazione del genere in Svizzera è perché il virus è diventato iperendemico, indica Didier Pittet: «Significa che è ovunque e quindi che il rischio di contrarre l'infezione è costantemente presente.»

Lo specialista ricorda i rischi per la salute: «Se i comportamenti sono inadeguati, non sperimenteremo una terza ondata, ma una continuazione della seconda ondata con un rimbalzo molto certo dei contagi. Se i comportamenti sono corretti, potremmo superare questa seconda ondata.»

I dati dimostrano, secondo RTS, che la situazione è grave. Riferiti alla popolazione, i 100 morti giornalieri in Svizzera sono il doppio di quelli registrati negli Stati Uniti. Ci sono anche tre volte più contaminazioni e sei volte più morti che in Francia.

Misure ancora rispettate?

Se, nonostante le misure imposte, la situazione non è buona è perché, secondo Didier Pittet, «ogni volta che diagnostichiamo un caso, ce ne sono due che non diagnostichiamo». Ricorda anche che la Svizzera ha tardato a testare la popolazione.

Un altro elemento molto importante, ricorda il professore, sono i provvedimenti presi. «Ma vengono rispettati?» chiede. «Spesso solo male, a volte niente affatto». Dobbiamo capire, prosegue Didier Pittet, che «per limitare la trasmissione si devono ripetere sempre le stesse misure: igiene delle mani, distanziamento sociale, portare la mascherina».

Infezioni all'interno del nucleo familiare in generale

E se non possiamo più essere contagiati nei ristoranti, luoghi di cultura o sport, ormai chiusi, continuiamo a essere contagiati soprattutto all'interno dei nuclei familiari.

«Questo significa nelle nostre attività sociali. La famiglia è quella della casa, ma anche quella del lavoro, e quella della società sportiva. Nel momento in cui una persona, che rispetta tutte le istruzioni sul posto di lavoro, si reca poi in caffetteria o entra in ascensore, è allora che ci si infetta», afferma Didier Pittet.

È dannoso ai suoi occhi che le catene di trasmissione siano andate perdute «poiché non abbiamo testato abbastanza e la sanità pubblica è stata sopraffatta. Oggi è difficile sapere con assoluta certezza dove le persone si sono infettate». 

«Il Natale da trascorrere in nuclei familiari molto piccoli»

E, oltre a rispettare i gesti di barriera, Didier Pittet insiste sulla necessità di farsi testare al minimo sintomo. «Questo è l'unico modo per capire cosa sta succedendo, per essere in grado di riconoscere i luoghi in cui iniziano i mini-cluster, le mini-epidemie, in modo da poterli controllare. Ed è solo allora che noi potremo riaprire le attività che vogliamo».

In merito ai festeggiamenti di fine anno, il primario del servizio di prevenzione e controllo delle infezioni degli HUG non lascia dubbi: «Il Natale sarà diverso, il Natale va passato in nuclei familiari molto piccoli, per evitare quello che abbiamo vissuto e quello che stiamo vivendo oggi. È importante rispettare assolutamente queste indicazioni, in modo da poter immaginare una serena ripresa gennaio».

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